ROMA – Nove simboli per cinque ipotetici partiti: è il numero dei marchi depositati da Silvio Berlusconi all’Uami, Ufficio marchi disegni e modelli dell’Unione Europea. L’ultima volta era l’8 novembre, il giorno in cui un irriverente Ufficio di Presidenza del Pdl approvò il regolamento per le primarie del 16 dicembre. Allora Alfano tirò fuori il suo “quid” e osò dire al Cavaliere “finiscila con le barzellette”. E Berlusconi se ne andò all’ufficio brevetti. Ora, sepolte le primarie e con la scissione degli ex An alle porte, le visite di Silvio Berlusconi all’ufficio brevetti, assumono nuovo significato.
Scrive Fabrizio D’Esposito sul Fatto Quotidiano che:
Il Cavaliere ha fatto registrare a nome suo all’Uami, ufficio per i marchi, disegni e modelli dell’Unione Europea, cinque varianti del nome di un nuovo partito: “Il Centrodestra italiano”. Cinque loghi che prendono in esame altrettante sfumature sulla scheda elettorale: “Il Centrodestra Italiano”, “IlCentrodestraItaliano”, “Centro destra Italiano”, “Centrodestra Italiano”, “Il Centro Destra Italiano”. Colpisce l’assonanza con l’eventuale simbolo che potrebbero scegliere gli ex An di Ignazio La Russa e Massimo Corsaro in caso di scissione dal Pdl, prospettiva confermata ieri dall’ex ministro della Difesa: “Centrodestra nazionale”.
Ma, in realtà, il numero dei marchi depositati è ancora più alto:
In tutto i marchi del Cavaliere all’Uami, come scoperto da un blogger italiano (“Il Gigante”), sono sedici, di cui nove registrati tra il luglio e il novembre di quest’anno. Cinque, appunto, riguardano “Il Centrodestra Italiano”, i restanti quattro prendono in considerazione altre due ipotesi di nome: “Italia che lavora” e “L’Italia che lavora” (23 ottobre); “Grande Italia” e “GrandeItalia” (18 luglio)
In attesa dell’idea giusta per il nuovo partito o movimento che, secondo Berlusconi, dovrebbe traghettarlo in parlamento per l’ennesima volta con voti “personali”, la divisione all’interno del Pdl tra berlusconiani ed alfaniani si fa sempre più netta e la lista nera di B. continua ad allungarsi. Ma a fare la fila davanti alla sua porta sono ancora in molti. Scrive ancora d’Esposito che ci sono “più di cento parlamentari disperati” che “per ritornare alla Camera, puntano più sulla nuova lista che sulla bad company di Alfano”.
A porcellum invariato si può ancora fare: i neoforzisti possono contare su un 7% di voti che può salire fino al 12%. Se la legge elettorale non viene modificata, il Cavaliere può ancora nominare un manipolo di fedelissimi, 70-80 deputati in tutto.