Un lunedì di “scherzando e ridendo” per il premier: battute e barzellette al vertice Fao e ostentazione di buon umore. La quiete dopo o prima della tempesta? Un lunedì di “pensieri e parole” per il presidente della Camera: l’opportunità e l’obbligo di riforme fatte insieme tra maggioranza e opposizione, ancora una lezione sul nesso tra diritti e doveri per tutti, immigrati compresi. Ostentazione di serietà preoccupata. La calma di chi ha “la coscienza pulita” o di chi si prepara ad una partita decisiva? Tra Berlusconi e Fini un tranquillo lunedì di reciproca distanza mentre nulla è risolto e il reciproco “surplace” non rassicura nessuno dei due.
Berlusconi vuole la legge sul processo breve, anzi estinto. La vuole nonostante sia stata pensata e scritta in maniera tale da risultare in palese contrasto con la Costituzione là dove la Costituzione parla di ogni cittadino uguale davanti alla legge. La vuole e la farà votare dal Parlamento (dove il no che Bersani oggi annuncia fa solo parte della coreografia). Il massimo che concede a Fini è di fare da intermediario con Napolitano: cambino pure qualche riga, senza far irritare Bossi, allarghino o stringano le maglie dei reati esclusi o inclusi, ma la legge deve essere votata. Abbinandole in Parlamento la fiducia al governo, così si taglia corto.
Fini quella legge così com’è non può digerirla. E ha messo le mani avanti: non si può fare una crisi di governo ed elezioni anticipate perchè non passa una legge così. Berlusconi ha fatto finta di non sentire ma ha sentito forte e chiaro. Non si spingerà fino alla crisi di governo, anche perchè Bossi non vuole si vada a votare. Ma alla fiducia in Parlamento non rinuncerà . Se poi il processo breve ed estinto fra un anno sarà cancellato dalla Corte Costituzionale, un altro anno sarà passato e poi si vedrà . Se in quest’anno arriva l’immunità parlamentare, bene. Altrimenti, addio alla legislatura e tanto peggio per Fini.