La ‘partita’ fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini rischia di spostarsi a Strasburgo. Un terreno che interessa molto il premier. Lo stesso Cavaliere, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari della maggioranza, si è fatto spiegare esattamente cosa avverrebbe nell’emiciclo europeo nel caso in cui l’ex leader di An consumasse lo strappo definitivo annunciando la nascita di un nuovo partito.
E la risposta che ha ottenuto lo ha molto confortato: in sostanza, gli è stato spiegato, la nascita di un nuovo soggetto politico porrebbe il presidente della Camera automaticamente fuori dal Ppe. E per rientrarvi, spiega una fonte europarlamentare, dovrebbe passare per un iter di almeno due anni e, tra l’altro, dall’esito niente affatto scontato. Perché per essere riammessi nella famiglia dei popolari, Fini avrebbe bisogno del consenso degli altri ‘soci’ popolari e se il Pdl dovesse mettergli i bastoni fra le ruote le cose potrebbero complicarsi molto.
Inoltre, è stato l’altro pezzo di ragionamento fatto da chi conosce bene le procedure dell’Europarlamento, ‘finiani europei’ non potrebbero costituire un nuovo gruppo parlamentare e sarebbero costretti a restare sotto l’autorita’ del vertice, saldamente in mano ai berlusconiani. ”Fini cadrebbe in un ‘limbo’: a quel punto non gli resterebbe che andare con i Liberali di Rutelli”, sintetizza un deputato azzurro. Dietro l’interesse di Berlusconi non c’è solo il fatto che l’esclusione dal Ppe potrebbe funzionare da deterrente alla tentazione di fondare un nuovo partito.
Il premier, in questa fase, è anche molto interessato al dialogo con i centristi. Ed è convinto che l’uscita dal Ppe possa costituire un altro tassello nell’operazione di ‘corteggiamento’ nei confronti di Pier Ferdinando Casini che si basa anche sulla comune appartenenza alla famiglia dei popolari europei.