Berlusconi il giorno dopo, parola d’ordine: “Allargare la maggioranza”. E non esclude una “crisi pilotata”

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha vinto e va avanti. C’è chi parla di vittoria dimezzata, di vittoria di Pirro, ma il Cavaliere, con quella fiducia incassata in Parlamento, ha sicuramente vinto la battaglia con gli avversari. Lui, infatti, la definisce una “vittoria politica”. Le cronache parlano di una festa scatenata in cui si è intrattenuto con i parlamentari del Pdl per tutto la notte. Ora, però, è il tempo di pensare a cosa fare con questa vittoria che oggettivamente è risicata. Progettare il futuro del governo o un nuovo governo. Come scrive Sergio Romano sul Corriere della Sera, Berlusconi ha di fronte a sè due strade: lasciare tutto com’è e continuare a venderci la favola che governerà fino a fine legislatura; oppure ricomporre su basi nuove la maggioranza.

Quello che appare oggi è un Cavaliere contento ma spento, che ha considerevolmente abbassato la soglia delle sue ambizioni. Un premier cosciente che molte delle riforme pensate finiranno del dimenticatoio. Un premier che addirittura si mette l’anima in pace e rinuncia alla riforma delle riforme: quella Alfano sulla giustizia. Berlusconi sa che ora l’importante è rimanere in sella, in qualsiasi modo, e ricomporre una maggioranza evidentemente sfaldata. La parola d’ordine del Berlusconi “post vittoria” è una: allargamento della maggioranza. Per ritrovare quei numeri che effettivamente non ci sono più, soprattutto nelle commissioni parlamentari.

I tre voti di vantaggio in Parlamento gli hanno dato ragione, ma non gli consentono di dormire sonni tranquilli. Il Cavaliere, quindi, incassata la fiducia, punta dritto a persuadere i “moderati” per recuperare punti. Tre i fronti che Berlusconi apre in queste ore: corteggiare i finiani, i centristi dell’Udc e addirittura i “democristiani di sinistra del Pd”. Anche oggi lo ribadisce: “Allargamento ai deputati delusi”.

La prima tappa per il Cavaliere è sicuramente l’Udc. Berlusconi con il partito di Casini sta tentando il tutto per tutto, tanto che non esclude una “crisi pilotata”, finora tanto osteggiata, pur di convincerli ad accettare le sue avances. Ma almeno per ora il partito di Pier Ferdinando Casini non cambia rotta. La mossa del Cavaliere appare infatti fuori tempo massimo e i centristi giocano di anticipo sulle lusinghe targate Pdl. Casini è stato chiaro: non ci sarà nessun soccorso, soprattutto dopo che Berlusconi si è mostrato sordo alle loro condizioni iniziali. Eppure il premier, sin dai primi minuti dopo la fiducia, ha iniziato un corteggiamento stringente. Ieri in Aula, sotto gli occhi di Fini, è salito fino ai banchi dell´Udc e, tenendo un braccio intorno al collo di Buttiglione, ha dispensato consigli e sorrisi a Casini. “Pier, lo sai che ti voglio bene. Nel ‘94 ti ho salvato dal naufragio della Dc, ti voglio vedere di nuovo al mio fianco. Stiamo insieme nel Ppe, dobbiamo stare insieme in Italia”. “Caro Silvio – è stata la risposta – per me va bene, ma prima ti devi dimettere”. “Chiedimi tutto tranne questo, non possiamo tornare ai riti della prima Repubblica, quando a decidere erano i partiti”. “Caro Silvio allora… auguri!”.

Altra sponda su cui fa affidamento il premier: sottrarre truppe a Gianfranco Fini ora che le ”pressioni psicologiche” subite dai moderati di Futuro e Liebertà verranno meno. Con il presidente della Camera non vuole più avere niente a che fare. Lo dice chiaramente: ”Ogni trattativa è chiusa” dopo gli attacchi ”velenosi” di ‘Bocchino & Company’.

Ma c’è un altro fronte che tiene occupato il Cavaliere il giorno dopo la fiducia: quello leghista. Ieri è riuscito a frenare il pressing di Umberto Bossi che continua a ritenere le elezioni l’unica soluzione vera alla situazione attuale. Pur dicendosi certo di poter rivincere sia alla Camera che al Senato, infatti, il premier considera il voto una ‘extrema ratio’, ”assolutamente non utile ora”.

Insomma, Berlusconi va avanti. Aspettando gennaio, quando dovrà decidere come usare le caselle lasciate libere dai finiani fuoriusciti dal governo: nei giorni scorsi ha ipotizzato l’ingresso di figure autorevoli, che diano lustro all’esecutivo. Forse per invogliare i centristi, nel caso in cui Casini non voglia proprio entrare. C’è persino chi, nel governo, rivela: ”Mi ha chiesto che chiederà a tutti noi di rimettere il mandato”. Ma è una voce che altri ministri non confermano.

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luiss_vcontursi