ROMA – La fiducia ci sarebbe. Così dicono il pallottoliere e le dichiarazioni ufficiali degli “scontenti”, Claudio Scajola su tutti. Ma la maggioranza non può certo stare tranquilla perchè questa volta a far traballare i già esigui numeri del governo, ci si mette uno scontento che ha raggiunto livelli di guardia toccati prima solo il 14 dicembre 2010, con l’addio dei finiani. Dunque, se l’asticella viene puntata a “quota 319”, i vertici del Pdl e lo stesso Silvio Berlusconi hanno lavorato per scongiurare assenze strategiche o voti contrari dell’ultimo minuto che per il governo potrebbero essere fatali.
Il pallottoliere, innanzitutto. Il direttivo del gruppo Pdl alla Camera, che si è riunito per far di conto e definire le strategie in vista del voto, ha puntato “quota 319”. Obiettivo possibile perchè oltre a Pdl, Lega e Pt, dal gruppo Misto votano sì i sette di Miccichè, Urso, Ronchi e Scalia, il calabrese Pittelli e (non confermato) Luca Barbareschi. Assenti Alfonso Papa (che dal carcere ha chiesto di votare) e Pietro Franzoso (ricoverato in ospedale). Mentre per Filippo Ascierto, infortunato a una gamba, si sta pensando al trasporto in elicottero. Qualcuno paventa anche l’assenza di Giuseppe Angeli, che ultimamente alla Camera si è visto poco.
All’opposizione si contano invece 305 no (Pd, Idv, Udc, Api, Fli, Liberaldemocratici ed Svp), incluso Santo Versace. Assenti Calogero Mannino, Mirko Tremaglia e, come sempre, Antonio Gaglione. Ma anche, probabilmente, Antonio Buonfiglio, che ha lasciato Fli per il movimento della Polverini. Inoltre non si esclude che i 6 Radicali possano non partecipare al voto.
Così stando le cose, basterebbero poco più di 10 assenze o 6-7 voti contrari perchè il governo perda la fiducia. L’ipotesi viene considerata al momento poco probabile anche tra le fila dell’opposizione. Ma a rovesciare il tavolo basta un attimo. Perciò i telefoni dei “malpancisti” in queste ore sono roventi. Assenze ed “effetto valanga” sono i due spettri che si aggirano per la maggioranza. Da un lato, infatti, si teme che alcuni degli scontenti (scajoliani in testa), decidano all’ultimo minuto di non farsi vedere in Aula, in modo che il governo abbia la fiducia, ma non raggiunga la maggioranza assoluta di 316 deputati. Dall’altro lato, si teme che un no dell’ultimo minuto possa tirarsene dietro diversi altri.
Osservati speciali, gli scajoliani. “Voto certamente la fiducia”, assicura Claudio Scajola e così fanno i suoi. Berlusconi in una nota ricorda ”l’amicizia quasi ventennale” con Scajola e smentisce ”trattative su alcunchè”. Ma le parole del premier in Aula non hanno cancellato la richiesta di ”discontinuità” dell’ex ministro, che aspetta di vedere ”la sostanza”. A partire dalle misure sullo sviluppo, su cui la pattuglia scajoliana (una ventina di parlamentari, che in giornata hanno continui colloqui tra loro) intende mettere alla prova il governo. Ma non è accantonata neanche l’ipotesi dei gruppi autonomi, d’intesa con Pisanu.
Nell’immediato, però, un drappello di deputati vicini all’ex ministro pare sia tentato dall’assenza. Si fanno i nomi, tra l’altro, di Antonione, Destro e Tortoli. Si aggiungano i contatti con il Terzo polo (”vorrebbero certezze per il dopo, ma non gliele diamo”, sussurra qualcuno dall’Udc) e si capirà l’agitazione del Pdl. A palazzo Grazioli viene visto entrare in serata lo scajoliano Nicolucci. E non sarebbe l’unico. E’ intenso in queste ore, raccontano, il pressing per scongiurare defezioni in extremis. Vengono tenuti d’occhio i “responsabili” Sardelli, Milo e Grassano, ma anche i tre Cristiano-popolari. E fino all’ultimo, nessun voto viene dato per scontato.