ROMA – “L’importante è vincere”, anche di un voto. Berlusconi lo aveva detto prima del voto di fiducia senza tanti giri di parole. E alla fine ha ottenuto la fiducia: 316 deputati hanno votato a favore della maggioranza, 301 contro. L’importante, si era lasciato scappare, “è avere la maggioranza sull’opposizione”. Già dopo la prima chiama era stato scongiurato lo spauracchio “numero legale”: hanno votato in 319 (il minimo richiesto era 315). Decisivo l’ingresso in Aula dei Radicali.
Tanto, ribadisce il premier, nemmeno Giorgio Napolitano farebbe problemi: “Non penso avrebbe da ridire se la maggioranza fosse risicata”. Concetto ribadito anche quando Ignazio La Russa ha detto che “senza numeri Berlusconi sarebbe andato al Quirinale”. Il premier ha detto: “Napolitano non cambierebbe atteggiamento”.
Nel frattempo la maggioranza è stata appesa alla questione “numero legale”. Se non fossero stati raggiunti i 315 voti, la fiducia sarebbe venuta meno automaticamente. L’opposizione ha deciso di restare fuori dall’Aula durante la prima chiama. Ma 5 deputati Radicali, che inizialmente avevano abbandonato l’Aula, alla fine sono entrati a votare contro la fiducia. Alla seconda chiama i deputati dell’opposizione sono però entrati a votare.
La guerra di nervi mattutina si è consumata tra Berlusconi e l’ex responsabile Luciano Sardelli: il deputato di Popolo e Territorio ha detto che avrebbe votato la fiducia (e con lui altre persone). Ma il premier è andato avanti serafico: “Il governo ci sarà anche stasera, i numeri ci sono”. E ha provocato Sardelli: “Voterà la fiducia”. Ma Sardelli ha ribadito: “Non voto”.
I malumori, però, sono cresciuti nella maggioranza, a prescindere da questo voto. Claudio Scajola aveva annunciato che avrebbe votato la fiducia, ma “la maggioranza non può andare avanti così”. Allo stesso modo Domenico Scilipoti aveva affermato di votare per il governo, ma “senza giurare fedeltà assoluta”. Giustina Mistrello Destro e Fabio Gava (dell’area Pdl vicina a Scajola), hanno invece annunciato che non andranno proprio a votare: niente sfiducia diretta al premier, ma nemmeno appoggio aperto.