Nonostante la maggioranza ampia e la possibilità di governare senza scossoni o sorprese quella tra Forza Italie a Alleanza Nazionale è una fusione fredda, quasi gelida. Da un lato c’è Silvio Berlusconi che formalmente apre al confronto ma ribadisce la priorità di una riforma costituzionale per dare più potere al governo e al presidente (ovvero a Berlusconi stesso). Dall’altro c’è Fini, che, sembra essere lì apposta per mettere paletti ad ogni proposta del premier.In mezzo ai due litiganti c’è la Lega che se la gode e macina un successo elettorale dopo l’altro e, ora, inizia a pensare ad una poltrona fino a qualche meseassolutamente fuori portata, quella della presidenza del Consiglio.
Fini e Berlusconi, invece, continuano a pungersi. L’ultimo caso è quello di venerdì 9 aprile, con lo stop del presidente detlla Camera sul sistema ‘francese a turno unicò. I finiani, insomma, vogliono una nuova legge elettorale mentre a Berlusconi il porcellum va benissimo com’è.
Il tema di certo non è gradito alle altre anime del Pdl. Non solo. Sul sito di ‘Generazione Italià, testata sempre di area finiana, compare un sondaggio dell’istituto Crespi secondo il quale per il 75% degli italiani gli interventi più urgenti sono quelli sull’economia e il lavoro mentre solo un italiano su 10 è interessato alle riforme istituzionali. Resta dunque alta la tensione nel centrodestra sul dossier delle riforme.
Non a caso il coordinatore del Pdl Sandro Bondi richiama la maggioranza a un «atteggiamento costruttivo» su un fronte così delicato, mentre il direttore del ‘Giornalè Vittorio Feltri va all’attacco del primo inquilino di Montecitorio accusandolo di volere il doppio turno per cacciare Berlusconi. E, sempre nell’ambito del dibattito nei giornali di area di centrodestra spunta su ‘Liberò un articolo che vedrebbe il direttore del ‘Fogliò Giuliano Ferrara in veste di nuovo consigliere di Fini, con il quale ha pranzato nei giorni scorsi.
Ferrara, però, getta acqua sul fuoco: «mi ha invitato – allarga le braccia – e io sono andato. Io paciere tra Berlusconi e Fini? Le cose che penso le dico sul mio giornale che non è comunque di certo incendiario». Mentre nel Pdl, dunque, il dibattito resta acceso la Lega continua a portare avanti la propria partita ribadendo l’intenzione di dialogare con tutti e non trascurare soprattutto l’opposizione, anche in chiave anti-referendum.
E il Carroccio ormai sempre più in versione ‘istituzionalè arriva addirittura a reclamare nel 2013 la poltrona di Palazzo Chigi mentre al Cavaliere si aprirebbe la via del Colle. «Nel 2013 – dice il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli – vedrei bene al Quirinale Silvio Berlusconi, dopo di che, anche secondo quello che sarà il risultato elettorale, si sceglierà rispetto a possibili candidature, il primo ministro, ma perchè escludere un leghista?». Il ministro ribattezzato «piè veloce», come l’Achille mitologico, scherzosamente dal Cavaliere, intanto, continua il suo lavoro sulla riforma costituzionale e spiega che il testo verrà, comunque, varato entro l’estate dopo un confronto con maggioranza e opposizione. «Sentiremo tutti», assicura anche il premier Berlusconi, anche se poi non manca di rimarcare che il centrodestra «ha una maggioranza coesa per farle».
Nel ‘pacchettò che delinea il Cavaliere entrano anche fisco e giustizia, necessarie a «modernizzare il Paese». È fondamentale, dice il premier davanti alla platea di Confindustria, «liberare l’Italia dall’oppressione fiscale, burocratica giudiziaria». Su quest’ultimo fronte il primo intervento resta quello sulle intercettazioni, una legge che secondo il ministro Guardasigilli Angelino Alfano verrà approvata entro giugno. Intanto il Pd insiste sull’urgenza di concentrarsi più su interventi anti-crisi piuttosto che su riassetto istituzionale.
«Il Pd – dice il vice presidente dei deputati del partito di Bersani, Michele Ventura – è pronto a un confronto con le imprese e il mondo del lavoro perchè, al contrario delle ossessioni di Berlusconi, le nostre riguardano la tenuta dell’economia e le riforme sociali». L’Italia dei Valori chiude invece le porte del dialogo con il «dittatorello» Berlusconi che «vuole farle solo per impadronirsi dell’Italia». L’Udc auspica larghe convergenze, anche se, sottolinea Cesa, «finora su questo tema si è rimasti sul piano delle indiscrezioni e sono emerse tre posizioni diverse nella stessa maggioranza»