ROMA – Silvio Berlusconi: Forza Italia, cioè io. O così oppure fuori. L’ex premier indica la porta a Angelino Alfano e i suoi: “Chi non si riconosce nella nuova Forza Italia può andarsene”. Le parole arrivano con un messaggio al Pdl nel giorno che precede il Consiglio Nazionale del 16 dicembre, quello della possibile, a questo punto probabile, spaccatura definitiva del Pdl.
Lo spazio delle mediazioni, insomma, sembra finito. E Berlusconi manda un messaggio chiaro: chi ci crede resta e combatte, chi non ci crede è fuori.
“Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese”. “Perché ora più che mai – osserva – in questo momento buio per l’economia e per la giustizia, ora più che mai tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia”.
Quindi l’ex premier rifiuta nuovamente l’etichetta di “estremista” per la nuova Forza Italia:
“Non cambierò io, non cambierà Forza Italia. Se così non fosse, se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l’ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto”.
Ma che la rottura con Alfano sia di fatto consumata lo mostra il tono sprezzante con cui Berlusconi commenta la raccolta firme:
“Ho sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari: le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia”.
Infine un appello agli elettori, “arricchito” da una nuova stoccata a chi nel Pdl in questi giorni ha alimentato polemiche:
“Dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in queste ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello. Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci”.