E’ partito il “Ghe pensi mi”. Rimossa la polvere Brancher, Tremonti da piegare al “bluff”

E’ partito il “Ghe pensi mi”. Primo atto: lo sgombero delle macerie di quella che fu l’operazione Brancher. Più che macerie, polvere: mai una nomina a ministro si era così velocemente sbriciolata e depositata sull’immagine e sostanza del governo come appunto pulviscolo e matassa di insostenibile imbarazzo. Non passerà alla storia la minuscola storia di Brancher, però ha di certo inaugurato e scalato inedite classifiche: quella del ministro più inutile, ufficialmente inutile, e più impresentabile, istituzionalmente impresentabile, della pur lunga e fantasiosa storia dei governi italiani.

Aldo Brancher

Non si è mai saputo a cosa fosse ministro. Mai sono apparse in un atto ufficiale le sue “deleghe”, cioè di cosa doveva occuparsi. Negli Annali della Repubblica non sarà possibile in futuro neanche rintracciare l’esatta denominazione del suo ministero, mai scritta ufficialmente. Ministro nominato da Berlusconi neanche tre settimane fa, lo stesso Berlusconi che oggi “apprezza” il suo sparire dalla circolazione. Ministro tenuto a battesimo da Calderoli e “scomunicato” pochi giorni dopo da Bossi. Ministro invitato a presentarsi in Tribunale dal Capo dello Stato. Ministro al nulla, inutile e dannoso alla fine pure a se stesso. Ma è arrivato il primo “ghe pensi mi”, cioè l’efficiente e meneghino: mi comunicano dalla regia che tutto quanto ho detto e fatto con e su Brancher è privo di senso.

La seconda mossa è fissata per il pomeriggio del lunedi del “Ghe pensi mi”. Roba più tosta del far sparire Brancher e la relativa figura barbina. Nel pomeriggio Berlusconi incontra Tremonti. Che vuole il premier dal suo ministro del Tesoro? Che plachi e sedi la rivolta delle Regioni. Regioni che non vogliono avere la parte di quelli che devono tagliare di più la spesa pubblica rispetto agli altri comparti dello Stato. Regioni che però non la raccontano tutta: dicono che vengono loro tagliati quattro miliardi sui quattro e ottocvento milioni che spendono per i servizi pubblici e sociali. Dimenticano di dire che di soldi ne ricevono annualmente 178 miliardi, volendo e sapendolo fare potrebbero tagliare altrove. Comunque Berlusconi non fa di questi calcoli, lui guarda i sondaggi e vede che meno spesa e più tariffe non fa popolarità. Quindi chiede a Tremonti di trovare quei 25 miliardi di tagli in due an ni senza che nessuno strilli.

Mission impossibile in Italia. Ma Berlusconi la vuole. Quel Berlusconi che sulla manovra e su quei 25 miliardi ha detto: “Li vuole l’Europa…”. Quindi non io. Poi ha detto: “Ci metteranno al sicuro”. Quindi sono cosa buona. Poi ha detto: “Emendamenti liberi”. Quindi cosa buona ma corsa libera a chi se la cava. Poi ha detto: “I saldi non si toccano e neanche la manovra”. Poi ha detto…Ha detto il famoso “Ghe pensi mi”. Che vuol dire convincere Tremonti a farla sì la manovra ma a farla un po’ finta: mettere su carta i tagli che l’Europa ci crede. Ma solo su carta che l’Italia non si spaventa. Efficientismo meneghino? Ha più il sapore di inventiva latina, anzi levantina.

La terza mossa del “Ghe pensi mi” è far fuori Fini dal Pdl. La “leva” della cacciata è la legge anti intercettazioni. Ci proverà in settimana, prima deve convincere Tremonti a “bluffare” con i numeri del bilancio perchè non peggiorino i numeri dei sondaggi.

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Mino Fuccillo