Un pezzo di Udc, forse anche di Mpa, ma anche alcuni finiani moderati. La trattativa del premier Berlusconi per arrivare a quota 316 deputati “fedeli”, ossia la maggioranza che serve per andare avanti, è per ora piuttosto fumosa, tanto che le prime pagine dei giornali raccontano storie dai contorni molto diversi tra loro.
Il Corriere della Sera parla di 18 finiani pronti a votare per la fiducia del 28 settembre, i famosi 5 punti sui quali il governo si gioca la legislatura. Questi “finiani di ritorno” sarebbero il piano B del Cavaliere e la gestione della trattativa sarebbe affidata al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ma i finiani in questione non sarebbero disposti a tornare nel Pdl, ma formerebbero un “sottogruppo” disposto a votare i punti principali.
Su Repubblica il governo appare invece in estrema difficoltà, dopo che la lista dei 20 di Francesco Nucara (il gruppo di responsabilità nazionale) è ormai naufragata. L’Udc siciliano si è smarcato ufficialmente ieri, l’Mpa di Raffaele Lombardo, governatore siciliano, pure: “Non faremo parte di nessun ‘gruppo di responsabilità nazionale e voteremo la fiducia ai 5 punti programmatici del Pdl solo a patto che ci sia un cambio di rotta sul Sud e la sicurezza” annuncia Aurelio Misiti.
Tutt’altro scenario sulla Stampa invece, dove il governo sembra ormai vicino a quota 316 deputati fedeli. Grazie a Mannino, Cuffaro e agli ex dc siciliani che, a differenza di quanto riportato da Repubblica, sarebbero invece ormai vicinissimi a sposare la causa berlusconiana salutando Casini. Cosa fatta poi l’accordo con l’Mpa di Lombardo. Dov’è la verità? Nessuno sembra voler mostrare le carte: l’indiscrezione parte, segue la smentita e tutto torna sottobanco. L’unica cosa che sembra certa è che in questi giorni Berlusconi non vuole apparire in tv, rifiutando gli inviti della Rai e di Vespa: meglio evitare le domande finché non si porta a casa una lista di nomi certa.