Berlusconi: il contratto con i partiti “nani” blocca lo scioglimento del Pdl

Il contratto di Berlusconi tra il Pdle i “cespugli”, da Rotondi a Giovanardi a Caldoro

ROMA –  Esiste un contratto depositato dal notaio sottoscritto da Berlusconi e i rappresentanti dei partiti satellite che confluirono nel Pdl. Caldoro per il Nuovo Psi, Giovanardi per i Popolari liberali, Rotondi per la Dc, De Gregorio per Italiani nel mondo, Baccini per i Cristiano-popolari (cui vanno aggiunti acquisti successivi da Pionati a Dini a Nucara) sono garantiti da un pezzo di carta che, come in ogni fine di matrimonio, rischia di avvelenare la separazione. Il patto del 2009 è ancora valido sostengono i piccoli, non tutti con lo stesso grado di intensità, consci però tutti che uno scioglimento del Pdl significherebbe la fine prematura di parecchie avventure politiche.

Il contratto gli garantiva un livello di rappresentanza preciso, da spartirsi poi tra di loro. Il 10% negli organismi di partito e “pare” (usa una formula dubitativa) il Corriere della Sera che ha riesumato la questione) anche nella composizione della parte alta delle liste elettorali. Non viene precisata invece la cifra in euro corrisposta ai partitini per la loro agibilità politica. Si sa che comunque a farsi più in là tra ex An (30% del Pdl) e ex Forza Italia (70%) è stata la quota parte intestata a Berlusconi. Come dote, i partitini avevano portato voti: 800 mila calcolando solo quelli del pezzo di Udc sfilato a Casini.

Il quale, attraverso il solo megafono privato Santanché, sta dicendo in giro che “il Pdl è fi-ni-to”. Si fa presto, però, a dire finito quando di mezzo ci sono le clausole matrimoniali. Non può bastare una stretta di mano e amici come prima. Pacta servanda sunt. E infatti Gianfranco Rotondi fa subito sapere che in quanto titolare del marchio Dc è anche azionista del Pd: “Senza la firma di Giovanardi e Rotondi è impossibile sciogliere il Pdl perché il loro ruolo di fondatori, pur senza firma del notaio, è stato riconosciuto da tutti con atti concludenti”. Prevenire è meglio che curare: i piccoli hanno già consultato gli avvocati. In caso di divorzio è logico ragionare di alimenti, di risarcimento morale, di sindrome di abbandono.

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Warsamé Dini Casali