Processo Mediatrade e non solo: le “cinque giornate” di Berlusconi alla sbarra

Berlusconi depone al processo Sme (Foto LaPresse)

MILANO – E’ la quinta volta, con l’intervento all’udienza preliminare per Mediatrade, che Silvio Berlusconi si presenta a Palazzo di giustizia a Milano. La prima risale al 13 dicembre del 1994 quando venne sentito in procura dal pool ‘Mani Pulite’ in merito all’inchiesta sulle tangenti ad alcuni uomini della Guardia di finanza in occasione di verifiche fiscali compiute in tre società del gruppo Fininvest: Videotime, Mondadori e Mediolanum assicurazioni.

La seconda volta il 17 gennaio del 1996 al processo per le tangenti alla Guardia di Finanza, quindi 5 maggio del 2003 al processo Sme per le dichiarazioni spontanee e la quarta il 17 giugno del 2003 per lo stesso processo senza pero’ sottoporsi all’interrogatorio.

13 DICEMBRE 1994 – Dopo aver ricevuto a Napoli, durante il G8, l’invito a comparire dalla procura di Milano, Berlusconi arrivò poco prima di mezzogiorno e rimase davanti all’allora procuratore della Repubblica Francesco Saverio Borrelli e ad altri due storici magistrati del pool, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, fino a pochi minuti prima delle 20. In quella circostanza ci fu solo una pausa per uno spuntino (brioches, caffè e bibite) offerto da Borrelli. Quel giorno, mentre Berlusconi veniva sentito da Borrelli, Colombo e Davigo, il pm Francesco Greco interrogò Massimo Maria Berruti, indagato con il presidente del consiglio per le tangenti alla Guardia di finanza. Berlusconi ha sempre accusato la magistratura per questa inchiesta e l’ha sempre ritenuta responsabile del fine del suo primo governo.

17 GENNAIO 1996 – Si presentò in aula al processo per le tangenti Fininvest alla Guardia di finanza. Quella di Berlusconi, che nel 1996 era all’opposizione, fu una mattinata intensa ma parlò con i simpatizzanti principalmente di calcio. Nel tardo pomeriggio convocò invece al Circolo della stampa di milano una conferenza stampa per dichiarare la sua estraneità.

5 MAGGIO 2003 – Silvio Berlusconi fu in aula per una lunga dichiarazione spontanea per spiegare l’assurdità delle accuse nei suoi confronti. Citò anche Bettino Craxi il quale, secondo il racconto, a proposito di Sme, gli parlò di ”un’operazione cresciuta nel silenzio, inaccettabile, mai visto niente del genere” pregandolo ”in maniera molto affettuosa, ma pressante” di intervenire. All’uscita dall’aula venne affrontato da Pietro Ricca, in seguito diventato contestatore di professione, che lo apostrofò così: ”Buffone, fatti processare come gli altri, rispetta la giustizia, la legge, la magistratura, la Costituzione e la dignita’ degli italiani, o farai la fine di Ceausescu o don Rodrigo”.

17 GIUGNO 2003 – Al processo Sme, per oltre un’ora, nella stessa aula dove un anno prima, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, Francesco Saverio Borrelli aveva pronunciato il triplice ‘Resistere’ di fronte alla corruzione, Silvio Berlusconi attaccò la Procura di Milano definendo ”un teorema” l’indagine e il processo a suo carico. ”Mettendo la testa in questo processo – disse – sono rimasto basito. Credo che mai in una democrazia ci sia stata tanta partigiana attenzione di una Procura verso lo stesso gruppo”. Per spiegare meglio il concetto, guardando verso i pubblici ministeri Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, Berlusconi definì il processo una ”fervida fantasia di chi ha inventato il teorema”. ”La giustizia – concluse – è amministrata in nome del popolo”, e il processo Sme, a suo giudizio, è ”senza morto, arma e movente”. Nei mesi scorsi Berlusconi si è recato a Palazzo di giustizia anche per la questione del divorzio con la moglie Veronica Lario.

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Emiliano Condò