Ahmadinejad ricorda gli uomini nefasti del passato. E per l’Iran servono sanzioni forti che la comunità internazionale saprà adottare. In più è necessario uno stop ai traffici con Teheran. Silvio Berlusconi è al suo secondo giorno della visita ufficiale in Israele e torna ad attaccare l’Iran e il suo presidente.
Nello stesso giorno in cui il quotidiano Haaretz titola “Berlusconi paragona Ahmadinejad a Hitler“, il premier italiano rincara la dose. E mentre parla in pubblico durante la firma degli accordi bilaterali tra Italia e Israele nel palazzo del Governo a Gerusalemme conferma la versione di Haaretz.
«Il problema della sicurezza é fondamentale per Israele – sottolinea – Ora ancora di più perché c’é uno Stato che prepara l’atomica per usarla contro qualcuno. E’ uno Stato che ha una guida che ricorda personaggi nefasti del passato».
«E’ nostro dovere sostenere e aiutare l’opposizione» in Iran, aggiunge il Cavaliere osservando che Mahumud Ahmadinejad non gode di un grande seguito popolare ma «ha anzi contro di sé una forte opposizione».
Gli ha fatto eco il premier israeliano Benyamin Netanyahu che esorta: «Bisogna evitare che l’Iran sviluppi l’arma nucleare».
Berlusconi auspica quindi «che la comunità internazionale sappia mettere in campo sanzioni forti che sappiano dissuadere quel governo (iraniano,ndr)» che «non ha un forte sostegno» popolare, anzi che ha contro di se «una forte opposizione».
«Auspichiamo – aggiunge – che si possa arrivare a una dissuasione senza che si arrivi a uno scontro armato».
«Abbiamo ridotto la nostra presenza in Iran – ricorda Berlusconi – oggi è presente solo l’Eni con un contratto che deve essere rispettato, salvo sanzioni». Ma il gruppo petrolifero, aggiunge il premier, «ha già disdetto» la partecipazione ad una terza fase di un importante progetto petrolifero.
«Dal 2007 è stato interrotto il supporto del governo alle esportazioni nel paese e dall’anno scorso – analizza – l’interscambio tra i due paesi è calato di un terzo. Abbiamo parlato con Netanyahu che incontrerà presto l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni».
Il Cavaliere sottolinea che anche la Russia è consapevole del pericolo rappresentato dall’Iran. «C’é una forte consapevolezza da parte della Russia – dice – del pericolo che arriva dall’Iran. Abbiamo parlato anche di questo. Ho messo al corrente Netanyahu sui colloqui con Putin e le rassicurazioni che mi ha dato sull’argomento. Tornerò sull’argomento” con il primo ministro russo, aggiunge Berlusconi.
Berlusconi replica quindi alla proposta, avanzata da Shalom, di inserire i pasdaran iraniani nella black list europea. «E’ una decisione che bisogna prendere a livello europeo – ricorda il premier – e comunque serve una istruttoria approfondita. Stiamo riflettendo su misure individuali che, se adottate da Onu o Ue, potrebbero limitare la circolazione e la concessione di visti ai componenti di quella organizzazione».
Questione israelo-palestinese. Berlusconi torna quindi ad affrontare anche il nodo dello scontro tra Israele e Palestina. «Siamo sempre stati vicini a Israele – afferma – in molte successive occasioni. Continueremo a farlo. C’è la necessità di un accordo con la Palestina. Da tempo abbiamo preparato un piano Marshall e proposto Erice come sede dei negoziati». Roma, aggiunge, «garantisce il suo apporto» per arrivare alla pace in Medio Oriente.
Poi il premier si è rivolto direttamente a Netanyahu ricordando che mercoledì sarà nei Territori per incontrare il presidente palestinese Abu Mazen. «Con i palestinesi sarò portatore delle tue parole – dice Berlusconi – della forte volontà di Israele di riprendere il dialogo».
Il presidente del Consiglio ha quindi rilanciato la sua proposta di un Piano Marshall per la Palestina, che «potrà essere uno stimolo in più anche per i palestinesi» in un percorso verso la pace. «Solo con il benessere – sottolinea Berlusconi – ci potrà essere una pace duratura».
«Se Israele entrasse nell’Unione europea – ribadisce – nessuno potrebbe più portargli offesa. Israele è a tutti gli effetti un Paese occidentale e europeo. Credo potrebbe essere messo in cammino un percorso che porti Israele ad essere uno dei membri della Ue».
Ciò, secondo il presidente del Consiglio, «metterebbe fine a tutte le ansie degli israeliani cui nessuno più potrebbe portare offesa».
«Chiederò presto un colloquio con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton – promette – per parlare della nostra visione dei problemi dell’Europa. E quello cui darò priorità sarà il processo di pace in Medioriente e la questione del nucleare iraniano».
Gli accordi firmati oggi da Italia e Israele nel corso del primo vertice interministeriale, già definito storico, daranno «grande impulso» ai rapporti industriali e commerciali dei due Paesi. Se ne è detto certo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa finale tenuta alla fine dei lavori insieme al primo ministro Benyamin Netanyahu.
Berlusconi ha assicurato che – dopo quello odierno – altri vertici italo-israeliani, in questo ampio formato, continueranno «nel tempo, ogni anno, nei due Paesi».
Ha anche spiegato che la sua particolare attenzione nella difesa «delle buone ragioni di Israele» è stata ispirata dalla visita ad Auschwitz, luogo simbolo dello sterminio nazista degli ebrei.
Il presidente del Consiglio ha raccontato il forte turbamento suscitatogli dalla visione di Auschwitz e ha aggiunto come questo lo abbia spinto a «impegnarsi ancora di più a favore delle buoni ragioni di Israele. Quello che facciamo (nel rapporto con lo Stato ebraico) ce lo detta il cuore», ha assicurato Berlusconi, riprendendo un’affermazione fatta anche a conclusione della conferenza stampa odierna con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu.
Non è mancato neppure un riferimento alla visita di ieri allo Yad Vashem, il museo della Shoah, che il premier ha descritto come un viaggio nella memoria di una tragedia che scuote l’anima. Un luogo, ha detto, che dovrebbe essere riprodotto anche «in altre città del mondo», a mò di ammonimento.
E che – ha rimarcato – dovrebbe spingere i leader politici a «fare molto di più affinché situazioni del genere non possano mai più ripetersi».
Le intese siglate oggi sono otto e spaziano dalla collaborazione in campo economico, culturale e scientifico fino alla cooperazione in materia di accoglimento dei flussi migratori.