
ROMA – Due tweet, 280 caratteri in tutto. Tanto basta a far ribollire il Pdl con tanto di presa di posizione ufficiale di esponenti di punta senza che il nome oggetto della contesa venga fatto. Succede tutto per “colpa” dell’ex ministro Gianfranco Rotondi, area democristiana, che nella notte del 16 agosto in cinque minuti cinguetta due volte. Il primo Tweet è dell’1:34 del mattino ed è destinato al direttore di Repubblica Ezio Mauro:
“Perdete bava contro il Cavaliere e manco immaginate chi sta per spedirvi all’opposizione per altri trent’anni…”.
Pochi minuti dopo un E ancora, un secondo tweet
“È finita ora una cena in cui chi poteva ha deciso quel che andava deciso da tempo. E l’intendenza seguirà”.
Vuoi l’ora, vuoi il montaggio cinematografico, vuoi la chiusura per ferie della politica i tweet notturni di Rotondi diventano un caso, tutto interno al Pdl. Chi è l’erede di Berlusconi? E cosa si è deciso in questa cena?
Ma prima ancora una domanda preliminare. La fantomatica cena c’è stata davvero? E dove? Con quali commensali? L’informazione va in corto circuito come spiega sul Corriere della Sera Tommaso Labate:
Nel giro di pochissime ore, insomma, il vulcanico ex ministro post-democristiano si ritrova al centro di un affaire che manda in tilt mezzo Pdl. Anche perché, tweet dopo twet, spiffero dopo spiffero, misteriosamente gli utenti del social network finiscono per associare alla «cena» evocata da Rotondi la parola «Arcore». Come se la cena segreta si fosse svolta alla presenza del Cavaliere. Passano ventiquattr’ore e il caso è ancora aperto. «I vaneggiamenti di Rotondi su twitter sono fantastici. Mancano solo le armi segrete per vincere la guerra…», gli scrive l’utente Virus1979C. «Vedrai presto se vaneggio. Molto, molto presto», replica l’ex ministro. E quando il dossier s’è ingigantito oltre misura, Rotondi corregge il tiro: «Non mi sembra di aver scritto che lo sfidante di Renzi è stato scelto ad Arcore. Ma la stampa vive di Berlusconi e racconta così». Una smentita che toglie dal mazzo la villa di Arcore. Ma nella quale il rifondatore della Dc, oggi parlamentare del Pdl, tira in ballo il nome del sindaco di Firenze. Come a dire, abbiamo scelto l’anti-Renzi ma non l’abbiamo scelto ad Arcore.
Insomma: se cena c’è stata sembra non sia stata ad Arcore. Se erede di Silvio c’è è all’insaputa di Silvio stesso, almeno per ora. Cosa che Berlusconi potrebbe non prendere benissimo. Non a caso l’ex presidente del Senato Renato Schifani entra nella polemica: “Che io sappia non c’è stata nessuna cena. Il leader è e resta Berlusconi”. A quel punto Rotondi è in parte costretto a rinculare: “Schifani ha ragione”. La cena, però, resta.
Sta di fatto che i tweet di Rotondi involontariamente squarciano un velo su un clima che all’interno del Pdl sa di guerra di posizione. Ancora Labate:
Ma visto che per l’ex presidente del Senato cotanto rimbrotto non è sufficiente, ecco che all’indirizzo di Rotondi aggiunge: «Comunque dalle informazioni che ho io non mi risulta nessuna cena. Il leader resta Berlusconi». A quel punto, a Rotondi non resta che dire, semplicemente: «Schifani ha ragione, il leader era e resta Berlusconi. Ma la cena c’è stata, qui si parla dello sfidante di Renzi e sarà fatta una proposta a Berlusconi».
Sarà fatta da chi? E, soprattutto, quale proposta? Rotondi gioca sul dico-non dico. «Penso a quelli che stiamo dentro il Pdl considerandolo un prolungamento della Dc», ammette nella serata di ieri. E la cena? «Lasciamo perdere i pettegolezzi, il tema è un altro. Trovare qualcuno che sfidi Renzi». Chi? «Il tema è lavorare su una candidatura. Marina Berlusconi, Alfano o altri dieci, con un progetto chiaro, possono stracciare il sindaco di Firenze». L’importante, è la ricetta rotondiana, «è il progetto. Forza Italia deve agganciare sia Pier Ferdinando Casini che Marco Pannella». Addirittura. «Così Renzi lo stracciamo», chiude il «giallo» Rotondi. Che, incolpevolmente, a causa di un tweet ha sfiorato quella furibonda guerra sottotraccia per l’organigramma della nuova Forza Italia.