Nicola Cosentino si è dimesso: ragioni di opportunità politica lo hanno costretto a lasciare la poltrona di sottosegretario all’Economia. Dal suo superiore diretto, nemmeno una parola: altri della maggioranza, invece dell’assordante silenzio di Tremonti, che dovesse andarsene glielo hanno detto pubblicamente. Fini, Bocchino, Carfagna, Maroni, la lista è lunga. L’unico che lo ha difeso è stato il premier: certo prima lo ha consigliato vivamente di farsi da parte, poi gli ha offerto l’onore delle armi e la conferma come coordinatore azzurro in Campania.
Una difesa accorata quella di Berlusconi: comunque la si guardi, si è speso per un sodale di partito, un suo collaboratore, perfino un amico. Cosentino è uno che si è fatto da sè, mica uno dei tanti politici di professione da strapazzo che… No, un momento questa non può essere vera. Cioè, è vero che Berlusconi vuol bene a Cosentino ed è vero che disprezza chi nella vita non ha fatto altro che comizi. Però Cosentino deve essere un’eccezione.
E’ nato nel 1959 a Casal di Principe, provincia di Caserta. Nel 1978, a meno di 20 anni, era già consigliere comunale del Psdi, che ancora esisteva. Nell’80 diventa consigliere provinciale. Una lunga gavetta lo prepara al salto nel ’95 alla regione Campania nelle file di Forza Italia. Un anno dopo varca il portone di Montecitorio: è finalmente deputato. Nel 2005 assume la carica di coordinatore regionale del Pdl in Campania. Rieletto nel 2008 con il Pdl, viene nominato sottosegretario al ministero dell’Economia. Nel 2010 il primo intoppo: nonostante una lotta senza quartiere per diventare governatore, la spunta il rivale Caldoro. La ruota è girata. Una tempesta agitata dalle pale eoliche spazza via le ultime ambizioni.
Gli resta la fiducia e l’affetto del capo. Ma non si dica che il povero Cosentino è un politico di professione!