Pallottoliere alla mano, il governo per avere la maggioranza a Montecitorio dovrebbe contare su 316 deputati, ma è molto probabile, si precisa nel Pdl, che ”assenze provvidenziali” dell’ultima ora possano ridurre il quorum. In queste ore ad esempio i Radicali fanno capire che sulla mozione di sfiducia al ministro della Cultura Bondi potrebbero anche non votare. Se ciò dovesse ripetersi in occasione del voto di fiducia al governo, l’opposizione arriverebbe a quota 312 (in tutto: Fli, Udc, Pd, Idv, Mpa, Api, Liberaldemocratici più Giorgio La Malfa, Beppe Giulietti e Paolo Guzzanti sarebbero 318), mentre il centrodestra resterebbe a quota 309 (Pdl, Lega, Noi Sud, Francesco Nucara, Francesco Pionati, Massimo Calearo e Bruno Cesario). Ma se il quorum si riducesse, ovviamente, il governo avrebbe più chances di farcela. Al massimo, ipotizza un deputato berlusconiano, ”dovremmo cercare 3 o 4 voti e al momento non sembra un obiettivo così difficile da raggiungere”.
La caccia del Pdl ai radicali appare comunque concreta e significativa ai fini delle mozioni, visto che si tratterebbe di sei nomi del gruppo Bonino-Pannella. Dino Martirano per il Corriere della Sera a prosito scrive: “Di buon mattino, il vulcanico Mario Pepe, fedelissimo di Berlusconi con la tessera radicale in tasca, riferisce del suo colloquio con Pannella: «Gli ho detto, “Marco ti offriamo 6 riforme per i tuoi 6 voti alla Camera”». All’ora di colazione, Francesco Pionati (centrista filogovernativo) pilucca un grappolo d’uva alla buvette e assapora lo «scoop» annunciato per oggi quando svelerà in conferenza stampa ciò che già tutti sanno: il nome di altro deputato pronto a cambiare casacca. Si tratta di Maurizio Grassano, ex leghista di Alessandria poi iscritto al gruppo misto nella componente dei liberal-democratici e ora di nuovo in movimento, pronto a tendere la mano a Berlusconi, per il tramite dell’Adc di Pionati, dopo avergli negato la fiducia lo scorso 29 settembre.
Al tentativo con i Radicali di Mario Pepe, che dice di aver mandato un fax a Berlusconi, arriva poi una risposta di Marco Pannella che non smentisce la sua attitudine politica a trattare con tutti: “Quando ci si riconosce carattere e dignità di interlocutore, che sia Bersani, Berlusconi, Bossi o Di Pietro, noi lo riteniamo non soltanto utile ma anche necessario”.
Francesco Storace (La Destra) prevede invece un vero esodo in Parlamento: “Otto deputati e due senatori di Fli torneranno presto nel Pdl”. Ma i conti non tornano secondo Fli. “Berlusconi è politicamente finito perché ha esaurito la sua spinta propulsiva”, dice Giuseppe Valditara (Fli), secondo il quale l’orientamento è quello di non votare la fiducia al governo: “Penso proprio che non lo faremo”. Più dialogante Maria Ida Germontani, sempre di Fli, che ribadisce la sua fedeltà a Fini: “Siamo con lui da tanti anni, seguiremo le sue indicazioni…”. Eppure la senatrice futurista auspica una soluzione meno traumatica della crisi che eviti lo scontro frontale in Parlamento: “Napolitano ha offerto a Berlusconi una grande opportunità, speriamo che il premier non la sprechi pensando solo alla campagna acquisti perché sarebbe sconveniente. Noi infatti ci aspettiamo un segnale sul patto di legislatura, sul merito dei problemi che Fini ha segnalato. In quel caso ascolteremo Berlusconi con molta attenzione prima di decidere cosa votare il 14 dicembre”.
A Palazzo Madama continua il pressing del Pdl su Barbara Contini (Fli) che avrebbe risposto alle avances con una frase secca: “Io sono una persona seria”. E a chi vede dietro queste parole una mano tesa al Cavaliere, i collaboratori dell’ex governatrice replicano: “La sua scelta è irreversibile”.