ROMA – La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex premier Silvio Berlusconi e di altre 11 persone per presunte irregolarita’ nella compravendita dei diritti televisivi. Rischiano il processo tra gli altri anche il figlio di Berlusconi, Piersilvio, e il produttore Frank Agrama. Ma sull’inchiesta pesa il rischio prescrizione.
Oltre ai due Berlusconi, la Procura chiede il rinvio a giudizio anche per il produttore tv americano Frank Agrama, del consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale Cannatelli, dell’ex ad di Rti Andrea Goretti, dei manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonche’ dei cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun.
Agli imputati vengono contestati i reati di evasione fiscale e violazione delle norme tributarie. L’inchiesta romana, condotta dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Barbara Sargenti, costituisce una ‘costola’ di quella omologa milanese dove pero’ la posizione di Berlusconi e’ stata prosciolta, decisione su cui la Procura meneghina ha presentato ricorso in Cassazione.
Il riferimento e’ ad una presunta frode di circa dieci milioni di euro, il cui invio alla magistratura romana si e’ instaurato per competenza territoriale, giacche’ nel periodo valutato la sede sociale di Rti (una delle societa’ coinvolte) era nella Capitale.
Sul procedimento romano relativo a Mediatrade incombe il rischio prescrizione: per i fatti contestati riferiti alla compravendita di diritti tv contabilizzati nel 2004 la prescrizione è prevista nell’aprile 2012 mentre nell’aprile dell’anno prossimo si prescriveranno le dichiarazione dei redditi del gruppo di Cologno Monzese presentate nel 2005.
Al centro delle indagini dei magistrati romani l’ipotesi che siano stati ‘gonfiati’ i prezzi dei diritti acquistati presso alcune importanti major (societa’ di produzione) statunitensi. In particolare, si tratterebbe di operazioni di sovrafatturazione che avrebbero consentito a Rti e Mediatrade di detrarre fiscalmente cifre superiori a quelle effettivamente sborsate.
Negli atti allegati alla richiesta ci sono anche le motivazioni della sentenza emessa dal gup di Milano, il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura, la testimonianza del produttore Silvio Sardi nonche’ le dichiarazioni di Giancarlo Leone, gia’ amministratore delegato di Rai Cinema, secondo il quale le trattative per l’acquisto dei diritti avvenivano direttamente con le major senza la presenza di intermediari.
In piu’, secondo l’ipotesi accusatoria, la differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture (allegate ai bilanci societari) sarebbero state finalizzate alla creazione di fondi neri successivamente a un complesso giro che avrebbe portato il danaro prima in estremo oriente, e successivamente in Italia.