“Resto nel Pdl, ma Berlusconi sta rimanendo prigioniero dei suoi stessi pretoriani, una corte di nominati e non di eletti”. Lo ha detto l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini (attualmente europarlamentare del Pdl), che è stato intervistato da “Liberal”. Ecco la ricetta albertiniana per il rilancio del partito: “Dovrebbe puntare sulle tre cose che Fini ha chiesto a gran voce: l’adozione di un codice etico, un costruttivo dibattito interno sulla strategia politica e democrazia nell’elezione della classe dirigente”.
”Ma Berlusconi – ha aggiunto Albertini – è prigioniero di una pletora di pretoriani, che lui stesso ha scelto, che ne tarpano lo slancio e che ora lo sequestrano. Per questo motivo il Popolo della Libertà è un partito che, per come è strutturato oggi, rischia seriamente di non sopravvivere al proprio leader. Attorno all”oracolo c’è una corte di nominati, non di eletti, che difende con i denti il potere elargito dal principe ma non legittimato dal popolo. E per questo aborrisce ogni confronto”.
Albertini ha comunque dichiarato di voler rimanere all’interno del Pdl: ”Credo fortemente nel progetto del partito, e l’ho già detto al presidente del Consiglio. Ha le potenzialità di rimanere in vita per intere generazioni, ma per farlo bisogna cambiare prospettiva”.
L’europarlamentare ha accennato anche alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto uomini del Pdl: ”Hanno fatto più male a Berlusconi i casi Scajola, Di Girolamo, Cosentino, Lunardi e Verdini rispetto alle dichiarazioni di Bocchino, Granata e Briguglio. C’è modo e modo di governare. Quando sono stato commissario straordinario a Milano ho speso di mia iniziativa 3 miliardi di euro. E nessuno ha mai avuto nulla da ridire. La magistratura non ha mai aperto un fascicolo sul mio conto”.