Se la Consulta sancisse il legittimo impedimento il prossimo 11 gennaio per lo scudo al premier Silvio Berlusconi, pochi sarebbero gli effetti. Il caso sollevato da La Stampa sostiene infatti che le decisioni della Consulta avranno scarsa incisività sui processi che vedono ad oggi coinvolto Berlusconi, poiché anche se la nuova legge, derivante dal Lodo Alfano, venisse giudicata incostituzionale, sarebbe assai facile sostituirla con ordinarie procedure di legittimo impedimento.
Anche se il premier non ottenesse un nuovo rinvio a giudizio, rimane aperta la possibilità di non presentarsi in aula, evitando così la dichiarazione di contumacia. Se la decisione dei giudici costituzionali sarà presa a gennaio, non è detto che Berlusconi avrà la peggio, infatti sebbene il premier non sarà costretto a presentarsi al banco degli imputati, saranno intaccate le scelte legislative della maggioranza al governo in fatto di ‘leggi ad personam’, e ciò ha un innegabile peso politico.
Al momento presso la procura di Milano i processi aperti nei confronti di Berlusconi sono tre: il caso Mills per corruzione in atti giudiziari, la frode fiscale per i diritti tv di Mediaset e il nuovo processo Mediatrade per frode milionaria attraverso fondi neri costituiti con la compravendita dei diritti cinematografici, e che può essere considerato una una costola del processo Mediaset. Paradossale è che la legge sul legittimo impedimento abbia dilatato i tempi previsti per la prescrizione, tanto che ognuno degli iter processuali ha ancora tempo per l’emissione di sentenze di primo, secondo e terzo grado.
La questione più spinosa rimane sicuramente il caso Mills, che vede l’avvocato inglese condannato in primo grado, pur ricominciando a metà gennaio avrebbe ancora un anno di tempo prima dell’emissione della sentenza di primo grado per Berlusconi, mentre i due processi per Mediaset e Mediatrade, caso recente le cui contestazioni partono dal dicembre 2009, si articolerebbero in tempi ancora più lunghi.
Le eccezioni di costituzionalità sono state sollevate dagli stessi giudici, per la conflittualità con l’articolo 3, relativo all’uguaglianza dei cittadini, e dell’articolo 138, sulla necessità di una legge di rango costituzionale come raccomandato anche dalla Consulta per il Lodo Alfano, poiché hanno ritenuto che la legge del 7 aprile “stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l’esercizio di funzioni pubbliche costituiscono sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo prescindendo qualsiasi valutazione del caso concreto”.
Il gip Marina Zelante ha poi sottolineato come la nuova legge prefiguri un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, poiché sottrae al giudice le prerogative di controllo che sono previste costituzionalmente nella valutazione della legittimità di impedimento. Inoltre tale legge fu varata come “a tempo”, con scadenza fissata per l’ottobre 2011, data ultima in cui il Parlamento avrebbe dovuto varare una legge costituzionale.
Questo è il principale problema che dovrà affrontare il premier: se la Consulta dovesse non abrogare completamente la norma allora Berlusconi non avrebbe né il tempo né i numeri per poter organizzare una legge costituzionale, e si vedrà costretto a richiamare Ghedini e Longo, i suoi legali, ed inviarli in aula a destreggiarsi tra ricorsi ed eccezioni, rinvii e sentenze che ancora per molto tempo sono destinate a non arrivare.