MILANO – È stata fissata al 5 marzo l’udienza davanti al gup di Milano per il procedimento Mediatrade, l’ultimo dei capitoli di indagine relativo ai diritti tv avviato dalla Procura di Milano e che vede, tra gli indagati, Silvio e Pier Silvio Berlusconi. L’udienza preliminare era stata sospesa lo scorso anno quando il gup aveva deciso di inviare gli atti alla Consulta per accertare la costituzionalità della legge sul legittimo impedimento continuativo.
Di fatto la causa prenderà il via il 5 marzo poiché, lo scorso anno, non era stato fatto alcun atto in ambito di udienza preliminare. Silvio Berlusconi è imputato di appropriazione indebita insieme al produttore Farouk Agrama e ai manager Daniele Lorenzano, Roberto Pace e Gabriella Ballabio. Il premier è inoltre accusato di frode fiscale insieme al figlio Pier Silvio e a Fedele Confalonieri. L’inchiesta per cui ora la procura di Milano chiede il processo è nata da uno stralcio di quella sui diritti tv Mediaset che è a dibattimento: il processo riprenderà il prossimo 28 febbraio. L’udienza preliminare Mediatrade si era aperta lo scorso 24 giugno. Ma il gup Marina Zelante – ora trasferita – aveva trasmesso gli atti alla Consulta affinchè valutasse la costituzionalità del legittimo impedimento ed aveva quindi sospeso il procedimento per tutti gli imputati. Un filone dell’indagine è invece stato trasmesso alla procura di Roma per competenza territoriale.
Per la vicenda Mediatrade, che riguarda presunte irregolarità sulla compravendita dei diritti tv per creare fondi neri, le accuse ipotizzate nei confronti di Silvio Berlusconi sono appropriazione indebita e frode fiscale. Imputati anche Fedele Confalonieri e il figlio del premier, Piersilvio, rispettivamente presidente e vicepresidente di Mediaset, solo però per la frode fiscale. Gli altri imputati sono accusati a vario titolo di concorso in appropriazione indebita e alcuni anche di riciclaggio. Al centro dell’indagine ci sono gli oltre 34 milioni di dollari contestati dalla Procura come appropriazione indebita aggravata, e riferiti a fatti non coperti da prescrizione, a Silvio Berlusconi,al produttore americano ma di origine egiziana Farouk Agrama e i manager Daniele Lorenzano,Roberto Pace e Gabriella Ballabio. Secondo le indagini i cinque operavano «all’interno di un sistema di frode utilizzato dalla fine degli anni ’80, in forza del quale i diritti di trasmissione forniti dalla Paramount, in misura minore da altri produttori internazionali, invece che direttamente dai fornitori venivano acquistati da Mediaset a prezzi gonfiati per il tramite di società di comodo riconducibili a Farouk Agrama». E, quindi, «si appropriavano di una parte rilevante (nel periodo 2000-2005 complessivamente 100 milioni di dollari Usa) delle somme trasferite a Mediatrade e dal 2003 da Rti alle società Olympus Trading (riconducibile ad Agrama ndr) a titolo di pagamento di diritti televisivi».
Denaro, prosegue il capo di imputazione, che «veniva successivamente depositato sui conti correnti presso l’Ubs di Lugano nella disponibilità di fiduciari di Agrama, su conti aperti a nome di Roberto Pace, su conti aperti a nome di Gabriella Ballabio e su altri conti, in Svizzera e altrove. t. Quanto alla frode fiscale ipotizzata, non solo nei confronti del premier, ma anche del figlio, di Confalonieri, Agrama, Lorenzano, Pace, Ballabio e Dal Negro, ammonta a circa 8 mlioni di euro evasi dal 2005 al settembre 2009. Gli indagati, non avrebbero pagato, secondo l’accusa, le imposte sui redditi, ‘utilizzando i mezzi fraudolenti consistiti nell’acquisire i diritti di trasmissione attraverso la fittizia intermediazione di società di comodo che successivamente li ritrasferivano, a prezzi gonfiati, alle società del gruppo.