ROMA – “Silvio Berlusconi vada a processo”: lo ha chiesto il giudice Stefania Donadeo respingendo la richiesta di archiviazione avanzata il 16 dicembre 2010 dalla Procura di Milano. La notizia, pubblicata in esclusiva dal Corriere della Sera, è legata a un’intercettazione non trascritta ma pubblicata dal quotidiano Il Giornale. Quei nastri furono illegalmente ottenuti e pubblicati e furono, secondo il Gip, “un regalo per le elezioni”.
Così secondo il giudice dovrebbe rispondere non solo Paolo Berlusconi, editore del Giornale già rinviato a giudizio tre mesi fa, ma anche suo fratello e presidente del Consiglio Silvio per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Al centro della vicenda c’è proprio una conversazione segreta tra il presidente di Unipol Giovanni Consorte e l’allora leader dei Ds Piero Fassino del luglio 2005, in cui Fassino chiedeva scherzosamente: “Allora abbiamo una banca”.
L’intercettazione venne pubblicata da Il Giornale il 31 dicembre 2005, ma non era ancora depositata agli atti, né trascritta o riassunta, ma esisteva solo come file audio nei computer dei pm, degli ufficiali della Guardia di Finanza, e dell’azienda privata Research control system (Rcs) che per conto della Procura svolgeva le intercettazioni.
La Procura quindi aveva chiesto il processo per Paolo Berlusconi, per gli imprenditori Fabrizio Favata ed Eugenio Petessi e per Roberto Raffaelli il titolare del Research Control System (Rcs). A tirare in ballo Silvio Berlusconi sarebbero stati in particolare lo stesso Favata e Raffaelli. Il primo ha raccontato e il secondo ha ammesso un incontro, al quale ha partecipato anche Paolo Berlusconi, ad Arcore, alla vigilia di Natale del 2005, per far ascoltare al capo del governo l’audio dell’intercettazione archiviata su una pendrive.
Il nastro dell’intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ai tempi della scalata alla Bnl secondo il gip fu un ”regalo ricevuto” da Silvio Berlusconi ”stante l’ approssimarsi delle elezioni politiche”. La pubblicazione su Il Giornale, infatti, scrive il gip, ”avrebbe leso, così come è stato, l’immagine di Piero Fassino”.