I Responsabili esclusi premono sul Governo: 5 posti per 7 aspiranti sottosegretari

ROMA – Saverio Romano al ministero dell’Agricoltura è solo l’antipasto. Il drappello dei Responsabili avanza altre sostanziose cene dal premier. Uno dei leader (nel gruppo parlamentare sono tutti leader), Francesco Pionati ha vergato il menù del rimpasto dei desideri: “Vogliamo un terzo dei sottosegretari che ha Berlusconi”. In pratica cinque posti per sei o sette aspiranti. Iniziativa dei Responsabili non è esattamente un gruppo compatto, è nato strada facendo, è da ingenui pretendere che si muovano come un corpo unico. Fatto sta che, miracoli del bipolarismo spinto, sono divisi in sei partitini, tutti agognanti per un posto al sole.

I 29 Responsabili sono così distribuiti: Noi Sud-Libertà e Autonomia, Popolari d’Italia domani, Movimento di Responsabilità nazionale, Azione Popolare, Alleanza di Centro, La Discussione. Accontentare tutti è un bel problema. In pole position ci sono Cesario (già missino, socialista e autonomista), Belcastro (il paese di cui era sindaco è stato sciolto per ‘ndrangheta), la Polidori (miss Cepu), Misiti e lo stesso Pionati. Quest’ultimo ha dovuto smentire e querelare la trasmissione Exit dove si lamentava di essere rappresentato da uno come Romano. Il fuori-onda sembrava piuttosto chiaro, però.

Calearo, quello nominato da Veltroni  e quindi lo scalpo più esibito dalla maggioranza, è già prenotato come viceministro al Commercio Estero. L’amletico Moffa, quello che a malincuore ha dovuto separarsi da Fini per non incontrare Bocchino, è attonito: “Stiamo dando l’immagine di quelli che vanno solo a caccia di poltrone”.

Tuttavia la questione è seria, ne va della sopravvivenza del governo. Berlusconi, distratto e angosciato dall’avventura bellica, deve tener sotto controllo i dolori che gli procura la “Terza gamba”. Quel voto risicato alla mozione del Pdl alla Camera grida vendetta e non può essere associato solo al dilettantismo dei nuovi arrivati, che si scomodano unicamente per votare la fiducia o per togliere le castagne giudiziarie dal fuoco. Il pasticcio suona come un avvertimento: a Verdini Wolf  l’incombenza del “problem solving”.

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Warsamé Dini Casali