ROMA – Prima l’annuncio: “Tutti in piazza contro i giudici”. Poi la retromarcia: “Non abbiamo mai detto niente del genere”. Ci sono state scintille l’1 febbraio nel Pdl per quella che è stata già ribattezzata “la guerra dei comunicati”. E’ dovuto intervenire Silvio Berlusconi in persona per mettere fine alla querelle: ”E’ stato qualcosa di incomprensibile come sia saltato fuori un comunicato del genere visto che in sei ore non abbiamo mai parlato di questa eventualità”.
La cronaca. Nel primo pomeriggio dal quartier generale del Pdl, in via dell’Umiltà, parte una nota: sembra una sorta di investitura per Daniela Santanché e Michela Vittoria Brambilla, “battezzate” dal premier per mobilitare la base. Si tratta, precisava la nota, di un vero e proprio “piano di iniziative e mobilitazioni a sostegno dell’attività di governo e a difesa del premier dalle aggressioni mediatico-giudiziarie”. Alle due esponenti Pdl, veniva affidato l’incarico “di predisporre un piano di iniziative e mobilitazioni a sostegno dell’attività di governo e a difesa del premier dalle aggressioni mediatico-giudiziarie. Questo avverrà coinvolgendo tutte le componenti della società civile e tutte le strutture del Pdl, centrali e periferiche”.
In serata Berlusconi corregge il tiro: ”Io non so come sia uscita una cosa del genere, me ne sono stupito e così tutti quelli che erano con me alla riunione: siamo tutti caduti dalle nuvole. E’ stato un ‘misunderstanding’ tra l’ufficio di via dell’Umiltà e noi”, ha aggiunto. ”Stavamo tra l’altro proprio parlando del fatto che la nostra parte politica non intende ricorrere alla piazza e dunque eravamo su posizioni opposti rispetto a comunicato”.
Tutto rientrato nei ranghi? Non proprio, perché all’interno del partito scatta la baruffa. Comincia il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: “Non c’è bisogno di campagne. A tutela del premier non serve nulla”. Ha proseguito Gianni Letta che, secondo quanto riportato da Amedeo La Mattina su La Stampa, avrebbe consigliato di evitare lo scontro istituzionale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il più duro di tutti era stato Giuliano Ferrara che ha parlato di “un comunicato criminale” (quello del duo Brambilla-Santanché), anche se, ha specificato, Berlusconi è “sotto l’assedio borbonico e moralistico del circuito mediatico giudiziario”.
Sempre in serata, comunque, Berlusconi è tornato ad affondare contro i giudici, ribadendo che ”l’Italia si è consegnata alla magistratura” che ormai si è trasformata in ”potere” con conseguenze i cui effetti ”i cittadini – dice – sanno esser diventati qualcosa di indecente”.
Parlando del caso Ruby, il premier ha detto di non averre ”nessun timore di questi processi perché le accuse non sono solo infondate ma addirittura ridicole”. Si tratta di ”invenzioni”, ha detto accusando la procura di Milano di non aver ”alcuna competenza nè territoriale nè funzionale”. Si tratterebbe, insomma, di un caso di ”violazione del sistema di legge molto grave”.