Berlusconi: “Un inferno fare le leggi rispettando la Costituzione”

Silvio Berlusconi

Tra i piccoli imprenditori della Confartigianato Berlusconi si sente a casa, è uno di loro, un presidente del Consiglio per caso e per dovere patrio. Accoglienza e calore sono quelli che desiderava, giusto ripagarli con qualche bordata ad effetto. “Governare con la Costituzione è un inferno”, spara senza che nessuno alzi un ciglio. Poi evoca i nemici storici, la cultura catto-comunista come da copione, l’opposizione fiscale, quella giudiziaria e infine quella burocratica. Infatti, dove questi serpenti astuti e veleonosi non allignano, è stato artefice di autentiche imprese, come aver convinto i grandi a salvare il mondo.

Al cospetto di  Giorgio Guerrini, presidente dell’associazione di categoria, inizia lo show dell’intrattenitore-premier. “Sono un imprenditore prestato alla politica” attacca, prima di offrire anche all’ospite la poltrona di ministro dello Sviluppo Economico. Così lusinga Guerrini: “Se non avessi già avuto un no da Emma farei anche a te la proposta di fare il ministro. Ne parliamo in separata sede”. Offrire questa poltrona sta diventando un rito abusato, come gli orologi ai suoi parlamentari o le spille con la farfalle alle sue amiche.

A proposito delle intercettazioni si mostra deciso: “Continueremo decisi in questa direzione; questa legge non risolve tutti i problemi, ma è un primo passo importante, cercheremo di migliorarla più avanti”.  Stoccata anche per magistrati e giornalisti: “La maggioranza degli italiani è stanca di non poter usare il telefono per paura di essere intercettata. Lo Stato deve garantire il diritto alla privacy”.

Berlusconi non manca di difendere il lavoro svolto in Abruzzo dopo il terremoto: “Nei 390 contratti d’appalto della protezione civile in Abruzzo non ho visto alcuna cricca. Bisogna avere fiducia in questa gente: è gente per bene, onesta”.

Berlusconi ripercorre i suoi successi in campo internazionale: “Sono un tycoon, vengo visto come uno che ha successo: sono l’unico premier uscito vittorioso dalle elezioni di medio termine”. “Abbiamo convinto la Merkel a mettere soldi pubblici per salvare le banche in tempo di crisi: questo è un merito assolutamente nostro”. “Abbiamo fermato i carrarmati russi a Tbilisi, in Georgia”. “Abbiamo convinto Obama a presentare un contratto, siglato con la Russia, sulla riduzione degli impianti nucleari”. “La politica del fare amicizia con i leader internazionali ha premiato l’Italia”.

Immagina la nazione come un paradisodove tutti sono imprenditori, ma dove questo sogno è frustrato dalle forze del male. “In Italia è difficile fare impresa, è un Paese dominato dalla cultura comunista sin dagli anni  ’70: per loro se uno fa impresa è un truffatore, un evasore, uno sfruttatore degli altri per definizione. Per noi gli imprenditori non sono quelli dipinti da Eugenio Scalfari (che aveva attaccato la diminuzione di regole per avviare un’impresa, come proposto dal governo, ndr), ma sono quelli che rischiano ogni giorno”. Sorvola sul fatto che in Italia sia rimasta solo la Fiat quale unica grande impresa di dimensioni globali.

“Lo Statuto per le piccole e medie imprese sarà legge entro l’autunno e presto approveremo lo sportello unico per l’impresa: vogliamo un nuovo sistema dove non è necessario chiedere permessi, carte in continuazione. Questo sarebbe uno Stato padrone, totalitario: quello che vuole la sinistra, in cui il cittadino è asservito allo Stato”. Per gli imprenditori, secondo Berlusconi, la Costituzione porrebbe troppi limiti: “E’ una Costituzione molto datata: si parla molto di lavoro, ma poco di impresa”, all’epoca “democristiani e comunisti cercarono compromessi. Mi sono chiesto: fino a quando si potrà fare impresa con una Carta Costituzionale che nasce da un compromesso catto-comunista?”.

Le preoccupazioni di Berlusconi sul fatto che la Costituzione sia ormai “datata” sono “fondate e serie”. Ne è convinto il ministro degli Esteri Franco Frattini che ricorda come la carta costituzionale sia “nata in un momento storico in cui alcuni principi erano e sono tuttora validi, ma altri hanno risentito del peso degli anni”.

A caldo arriva subito la replica del segretario del Pd Bersani: “A Berlusconi dico, tu hai giurato su Costituzione, se non ti piace vai a casa”. “La realtà – ha aggiunto Bersani – è che Berlusconi fa sempre così quando deve deviare l’attenzione da ciò che lo preoccupa di più: in questo momento con la manovra chiude con il tempo delle favole e questo a lui pesa perché questa nota Apicella non gliel’ha data”.

Secondo Antonio Di Pietro, Italia dei Valori: “Berlusconi, affermando che le regole della Costituzione sono un impedimento a governare, è in linea con il suo personaggio e le sue idee. Infatti, solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento”.

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Alessandro Avico