Dall’inchiesta di Bari sull’imprenditore Tarantini legato da amicizia al premier Berlusconi, spunta la droga: le intercettazioni telefoniche del 2002 fanno luce su un capitolo scabroso sulle abitudini dei salotti buoni della società barese.
Sul quotidiano La Repubblica viene pubblicato il testo di alcune intercettazioni del 2002 che ritraggono Gianpaolo Tarantini quale consumatore abituale di cocaina: risalta la sua generosa disponibilità a cederla ai suoi ospiti durante le ormai famose feste organizzate nella sua villa a Giovinazzo, fuori Bari.
L’inchiesta del pm Roberto Rossi, giunta al termine, inchioda l’imprenditore alle sue responsabilità: un vorticoso giro di mazzette per corrompere medici e primari cui si aggiunge la droga come propellente per agganciare nuovi contatti. «Andiamo da Gianpaolo a sniffare» appare come la frase più ricorrente tra amici e conoscenti dell’imprenditore.
