MILANO – Altra tegola per Silvio Berlusconi: la sua Fininvest dovrà pagare 494 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, la holding che controlla il Gruppo editoriale L’Espresso.
L’ultimo capitolo della “Guerra di Segrate” per il controllo della Mondadori si è conclusa con una sentenza della Cassazione, che ha respinto il ricorso della Fininvest contro il maxirisarcimento dovuto alla Cir e quantificato in 750 milioni in primo grado e in 564,2 milioni in appello.
Cifra che si ridurrà a 494 milioni di euro, (cifra “ufficializzata attorno alle 20:30 da una nota del gruppo di De Benedetti) perché la Cassazione ha stabilito che, dalla cifra di 564,2 milioni che la Cir aveva incassato dopo la sentenza d’appello, congelandoli in un fondo, vanno sottratti e restituiti 46 miliardi di vecchie lire, ovvero 23 milioni di euro che, calcolati interessi e rivalutazioni, potrebbero lievitare a 70 milioni di euro. Quindi 564,2 milioni di risarcimento deciso in appello meno 70 milioni “scontati” dalla Cassazione fanno un conto di poco meno di mezzo miliardo di euro, per Berlusconi.
Nel testo della sentenza, che ha condannato Berlusconi anche al pagamento di 900.000 euro di spese legali alla Cir, la Cassazione giudica “conforme al diritto” il verdetto della Corte d’Appello e spiega che la corruzione da parte della Fininvest del giudice romano Vittorio Metta, nella vicenda del Lodo Mondadori, ha privato la Cir di Carlo De Benedetti
“non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma, senz’altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l’impugnazione del Lodo sarebbe stata respinta”.
Così, mentre vola in Borsa il titolo della Cir del “nemico” De Benedetti (che ha parlato “di una gravità” acclarata dello “scippo subito), Berlusconi prende una mazzata a 24 ore dal voto della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, voto che con ogni probabilità sancirà la sua cacciata da Palazzo Madama, con la decadenza da senatore, in seguito alla condanna definitiva per il processo Mediaset.
Decadenza che Berlusconi deve a una legge votata dal suo Pdl, la legge Severino, che espelle dal Parlamento (o non fa eleggere) i condannati in via definitiva. L’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, lo ricorda in modo quasi beffardo:
“Eravamo d’accordo” nel governo Monti “quando, dopo un lungo e accurato approfondimento abbiamo varato la legge: quando si fa una legge si crede a quello che si fa, adesso la sua applicazione spetta al Parlamento”.
Servirà poco, per consolare Berlusconi, la solidarietà del coordinatore pdl Sandro Bondi, il primo di una “valanga azzurra” di dichiarazioni dei parlamentari del Popolo delle Libertà, tutte pro-Silvio e anti-giudici:
“La sentenza della Cassazione conferma che nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro: nessuno può sentirsi sicuro della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti”.