ROMA, 14 GIU – Una settimana. Il tempo stringe per Silvio Berlusconi che ha sette giorni per cercare di disinnescare le tante mine che rischiano di far saltare la legislatura anticipatamente. L'attenzione di tutti, ovviamente, e' puntata sul nodo fiscale. Le parole di Giulio Tremonti, che ha confermato di voler arrivare ad una riduzione delle aliquote (da cinque a tre), ma senza gravare sul deficit, vengono lette sia nella Lega che nel Pdl come una apertura tattica, ma niente di piu'. Tanto che Roberto Maroni, a distanza, sembra sferzarlo chiedendo ''scelte coraggiose'' al governo dopo la doppia sberla delle amministrative e del referendum.
Insomma, le parole del ministro dell'Economia, nonostante vadano nel senso giusto, non sono ancora abbastanza. Al premier, al di la' delle parole, servono fatti per mitigare l'insoddisfazione che serpeggia nella base leghista e, dopo i referendum, anche in quella pidiellina (come dimostrano le tante lamentele postate su 'spazio azzurro'). ''Prima di Pontida (domenica prossima) e della verifica, si deve trovare un'intesa con Tremonti e Bossi sulle tasse, altrimenti salta tutto'', e' la previsione di un dirigente del Pdl. ''Senza un incontro fra i tre rischiano brutto'', gli fa eco un ministro di peso. I pompieri di palazzo Grazioli assicurano che quell'accordo gia' c'e' e che fra premier e Tesoro non ci sono le distanze raccontate sui giornali. Altri invece – e sono la maggioranza, persino fra i fedelissimi di Tremonti – confermano che su modi e tempi della riforma serve ancora un'intesa.
Intanto, pero', nella maggioranza le fibrillazioni restano ben oltre il livello di guardia. Il Carroccio (come dimostrano lo scontro sul decreto sviluppo e quello sullo smaltimento dei rifiuti della Campania) continua ad alzare la posta. E se anche fosse vero quello che il Cavaliere va ripetendo in giro, e cioe' che la fedelta' di Bossi e' fuori discussione, non e' detto che alla fine il Senatur non ceda alle pressioni della base e dei dirigenti che reclamano una svolta a Pontida. Anche sul fronte dei Responsabili non si respira una bella aria. Domani, la 'terza gamba' della maggioranza dovra' votare il successore di Luciano Sardelli alla poltrona di capogruppo e il rischio di spaccatura e' forte. Come se non bastasse, Gianfranco Micciche', dopo aver lasciato il gruppo del Pdl per trasferirsi al 'misto', minaccia alleanze al Sud con il Pd. Mentre il ministro Giancarlo Galan torna a sparare ad alzo zero su Tremonti, senza risparmiare critiche a Berlusconi reo – a giudizio del ministro – di essere ''succube'' del Tesoro. Parole che danno voce ai tanti, anche fra i fedelissimi del Cavaliere, che iniziano pensare al dopo perche', riferisce un ministro chiedendo l'anonimato, ''Berlusconi e' ormai troppo distante da tutto''. In questo quadro di sfilacciamento generale, il presidente del Consiglio appare lontano, anche fisicamente, dalle beghe romane. In nottata vola in Sardegna, probabilmente a villa La Certosa. Forse per staccare qualche ora e non pensare a quello che gli e' stato preannunciato e cioe' che l'amico di una vita, Romano Comincioli, sta per andarsene. La brutta notizia gli arriva all'alba e deve essere un duro colpo, tanto che il Cavaliere alle 4 del mattino alza il telefono per informare alcuni amici della scomparsa del senatore pidiellino. Lutto che lo porta a Milano dove domani partecipera' ai funerali.
Ma il tempo, come detto, stringe. Perche' anche se la verifica, come pronostica qualcuno ai piani alti del Pdl, non dovesse tradursi in un voto di fiducia, nessuno dubita che la prossima settimana Berlusconi dovra' ''mandare un messaggio forte al Paese''. E per farlo deve avere risposte dal custode dei conti pubblici. Insomma, il patto con Tremonti (manovra per il pareggio nel 2014 in cambio della riforma fiscale) deve essere riempito di contenuti. Ecco perche' in tanti, nel governo e nel Pdl, sperano in un incontro-svolta: un vertice a tre (Berlusconi-Bossi-Tremonti) che permetta quella svolta ormai da tutti auspicata.
