ROMA – A Bruxelles la sensazione che le misure italiane fossero poco piĆ¹ di un annuncio l’hanno da tempo. Oggi la conferma arriva anche a Roma. La maggioranza si sfarina e ogni giorno perde qualche deputato: il risultato ĆØ che, ad oggi, il governo non ha i numeri per essere maggioranza nella preziosa Commissione Bilancio della Camera, ossia laddove la legge di StabilitĆ , l’ex Finanziaria che contiene le norme anticrisi promesse a Europa e mercati, deve passare. Ora il testo ĆØ in Senato, l’arrivo a Montecitorio ĆØ previsto per fine novembre. A quel punto il governo puĆ² solo sperare nel voto delle opposizioni.
Ma fine novembre, stando alle cronache di queste ore, ĆØ davvero uno scenario lontano. I “ribelli” del Pdl sono a quota 20 e non ĆØ escluso un gruppo parlamentare autonomo alla Camera, i numeri ci sono. Il governo ormai conta su 306 deputati e ha perso la maggioranza. Chi ĆØ rimasto vicino a Berlusconi continua la trattativa ma stavolta ĆØ per proporre il male minore: dimettersi lasciando a una persona fidata. Piuttosto che cadere su un voto qualsiasi in Parlamento e a quel punto perdere molto del potere decisionale di fronte alle scelte che spettano al Colle.
Alfano e Verdini e Bonaiuti propongono il nome di Gianni Letta al Terzo Polo, ma pare che Fini e Casini non ne vogliano sapere: il sottosegretario ĆØ un uomo troppo vicino a Berlusconi. Il presidente del Consiglio da Roma (non si ĆØ mosso dalla capitale in questo fine settimana denso di trattative) continua a ripetere che non si dimette e ai suoi dice di avere la maggioranza. In questi giorni e nei prossimi contatterĆ personalmente ogni “riottoso”. Ma Alfano pensa al dopo, che si concretizzerebbe in un allargamento all’Udc. Peccato perĆ² che su questo tasto manca l’appoggio della Lega. Eloquente la risposta di Calderoli: “L’allargamento sarebbe un colpo di Stato”.