14 dicembre: il giorno del giudizio. Il voto su Berlusconi e il voto sul legittimo impedimento

Silvio Berlusconi

Il 14 dicembre sarà il giorno del giudizio per Silvio Berlusconi. Una giornata che sarà a dir poco “cruciale” per il premier e per la sua vita politica futura. In quella data infatti, come deciso dal Colle dopo l’incontro con Fini e Schifani, si voterà alla Camera e al Senato rispettivamente la sfiducia e la fiducia al governo. Potrebbe quindi essere il giorno della fine per l’esecutivo Berlusconi IV. E Berlusconi ai suoi è tornato a dire: se ci sfiduciano, si va al voto solo alla Camera. Ma non solo. Proprio mentre in Parlamento si deciderà sul futuro di questo governo, nel palazzo della Consulta si deciderà sulla legittimità costituzionale del legittimo impedimento. Ovvero la legge che consente ai ministri, ai presidenti delle Camere e ai capi di governo di non presentarsi ai processi e farli slittare per “sopraggiunti impegni istituzionali”. Cosa potrebbe accadere quindi il 14 dicembre? Se anche Berlusconi riuscisse a “salvarsi” ottenendo la fiducia di entrambe le cariche, potrebbe essere la giustizia a inchiodarlo. Se la Consulta, infatti, deciderà di bocciare il legittimo impedimento Berlusconi sarebbe chiamato, sin dal giorno successivo, a presentarsi in Aula a Milano per affrontare i processi in cui è imputato (Mills, Mediaset e Mediatrade). E sarebbe allora, forse, la sua fine politica.

C’è sempre l’eventualità, poi, che la contestualità dei due appuntamenti possa in linea teorica determinare uno slittamento dell’attesa udienza. Un rinvio potrebbe esserci non tanto per motivi di ”opportunita”’ (fino ad oggi a palazzo della Consulta confermavano l’iscrizione a ruolo della causa come la quarta del 14 dicembre), quanto piuttosto per un ‘impedimento’ degli avvocati del premier che hanno presentato le memorie difensive a Palazzo della Consulta e che saranno chiamati quel giorno a difenderlo dinanzi ai giudici costituzionali. Niccolo’ Ghedini e Piero Longo sono infatti entrambi parlamentari: il primo deputato e il secondo senatore del Pdl. Nulla vieta loro di presentare all’Alta Corte un’istanza di rinvio perche’ impegnati quel giorno a votare le mozioni di fiducia e di sfiducia al governo.

La road map della crisi di governo, intanto, è delineata. Lo hanno deciso, di concordo, Giorgio Napolitano e il presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. La parola d’ordine del Colle è stata: priorità alla Finanziaria. E infatti si è deciso che prima di “parlamentarizzare” la crisi si debba approvare la legge di stabilità. Quando? Si è parlato della “prima decade di dicembre” e presumibilmente la data del voto finale sarà proprio il 10 dicembre. Un po’ di tempo in più rispetto al previsto che fa storcere non poco il naso all’opposizione. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ad esempio, commenta: “Il governo si è voluto prendere 15 giorni di troppo traccheggiando e facendo melina sulla legge di stabilità”.

Ad ogni modo, dopo le consultazioni al Quirinale si è deciso che entro il 10 la legge di stabilità dovrà essere approvata. Poi il 13 dicembre Silvio Berlusconi si presenterà in Senato per le annunciate comunicazione del governo. Nel pomeriggio dello stesso giorno si discuterà alla Camera la mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv. Quindi il giorno dopo, ovvero il 14 dicembre, si voterà sia al Senato che alla Camera la fiducia al governo. Potrebbe essere l’ultimo giorno di vita del quarto esecutivo Berlusconi. E, forse, anche l’ultimo giorno da premier del Cavaliere.

Berlusconi: “Era quello che chiedevo”. Così il premier Silvio Berlusconi avrebbe commentato con dirigenti del Pdl la decisione presa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidenti dei due rami del Parlamento Gianfranco Fini e Renato Schifani. La linea ha spiegato il Cavaliere ai suoi resta quella decisa con Umberto Bossi: nel momento in cui il governo dovesse ottenere la fiducia solo al Senato e non a Montecitorio io mi recherò da Napolitano a chiedere lo scioglimento della Camera o di entrambe. Ovviamente, avrebbe sottolineato il Cavaliere, la decisione finale spetta al Capo dello Stato.

Intanto, come annuncia Paolo Boaniuti Berlusconi ha deciso di non andare a Matrix domani sera 17 novembre ma di andare dopo il voto di fiducia in Parlamento. ”Considerato che proprio stasera è stata fissata per il 14 dicembre la votazione di fiducia – dice Bonaiuti – il presidente Berlusconi, per il rispetto che si deve al Parlamento, ha deciso di parlare prima alle Camere. Per questo motivo e’ stata spostata alla sera del 14 dicembre la sua partecipazione al programma televisivo Matrix”.

Nel comunicato del Quirinale si legge: ”Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto il Presidente del Senato Renato Schifani e il Presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo una prassi consolidata di consultazione risultata sempre fruttuosa in delicati momenti della vita istituzionale. L’incontro odierno ha permesso di registrare la concorde adesione delle forze parlamentari all’esigenza di dare la precedenza, nei lavori della Camera e del Senato, all’approvazione finale delle leggi di stabilità e di bilancio per il 2011. Tale esigenza era stata nei giorni scorsi richiamata dal Capo dello Stato in nome dell’interesse generale del paese nelle attuali difficili vicende finanziarie internazionali”.

“Subito dopo la conclusione dei suddetti adempimenti, nei tempi definiti nelle competenti sedi delle Conferenze dei capigruppo – si legge ancora – si procederà all’esame della crisi politica, culminata nella presentazione alla Camera di una mozione di sfiducia al governo ai sensi dell’art. 94 della Costituzione, e nella richiesta del Presidente del Consiglio di rendere comunicazioni al Senato e alla Camera. Il Presidente della Repubblica – conclude la nota – ha auspicato una costruttiva intesa in proposito tra i Presidenti e tra gli organismi rappresentativi dei due rami del Parlamento”.

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