ROMA – Il premier incaricato Pierluigi Bersani ai Cinque Stelle ha detto: “Non vi chiedo di votare la fiducia, solo di non impedire la nascita del governo”. Ma si è schiantato contro il muro dell’intransigenza, incassando il secco no dei capigruppo Crimi e Lombardi. Non solo non appoggeranno un governo targato Pd, ma lo ostacoleranno attivamente, votando no alla fiducia. Vito Crimi, all’uscita dell’incontro lo ha detto chiaramente ai cronisti: “Non credo che usciremo dall’Aula”.
Crimi è stato accolto insieme alla sua omologa alla Camera, Roberta Lombardi, alle 10 in punto. Le consultazioni-lampo, appena mezzora scarsa di colloquio, si sono svolte in diretta streaming come richiesto.
I due hanno detto di non credere alle proposte del leader dei democratici e restano fedeli alla linea ufficiale del Movimento, confermata anche ieri, con voto unanime dai gruppi parlamentari.
Bersani dal canto suo ha ribadito il suo no a un governissimo e ha fatto appello al senso di responsabilità dei suoi interlocutori, insistendo sulla formula del non impedimento affinché il suo governo possa partire.
Poi ha illustrato i punti della sua proposta che si articola su due “registri”: il primo, dedicato ai temi economico-sociali e alla moralizzazione della politica; il secondo, sulle riforme istituzionali.
“Dobbiamo fare qualcosa sull’economia, a partire dall’Europa. Sono europeista ma austerità e recessione ci stanno avvitando” ha Bersani. Che, in concreto, propone: “Pagamenti alla piccola impresa, opere da affidare ai comuni, green economy, norme sul lavoro, pacchetto d’urto sull’emergenza sociale”.
Poi, altre questioni care ai 5 Stelle: “Una legge che riduca il finanziamento pubblico ai partiti, e “terapia d’urto sulla corruzione e norme antimafia”, interventi a favore delle donne e delle coppie omosessuali.
Il secondo registro, ha spiegato Bersani, è percorribile solo se va in porto il primo. Bersani propone una “riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari, correggere il bicameralismo, superare le province”. Il modo? “Una convenzione, un organismo “a gratis” dove parlamentari ed esponenti della società civile mettano a punto e consegnino un progetto di riforma”.
In fine un appello accorato: “Non lasciamo il Paese senza una soluzione. Io sto chiedendo alle forze più prossime di essere responsabili o corresponsabili. Solo un insano di mente potrebbe avere la fregola di mettersi a governare in questo momento. Io mi prendo una responsabilità enorme. Chiedo ad altri di prendersene un pezzettino”.
Ma i portavoce dei cinque stelle sono rimasti sordi e hanno ribadito il loro no a una “fiducia alla cieca”. La prima a prendere la parola dopo Bersani è Roberta Lombardi che ha detto: “Sono venti anni che sentiamo queste parole. Mentre parlava mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò. Sono venti anni che voto e che sento parlare delle stesse cose e non vengono mai realizzate”.
Poi è stata la volta di Crimi: “Anche su mandato degli elettori, malgrado altre voci dicano che ci stiano spingendo alle responsabilità – aggiunge Crimi – non ce la sentiamo di poterci fidare”. E aggiunge: “Con tutta la bontà del suo impegno, gliene diamo atto, noi siamo la generazione che non ha mai visto programmi elettorali realizzati”.
E’ seguito un breve battibecco su Ballaro: Bersani pur affermando di rispettare la posizione dei 5 stelle fa notare che “il momento particolare consentirebbe innovazioni. Che la fiducia si dà e si toglie e c’è un modo di non darla consentendo”. Poi conclude: “Qui purtroppo non è Ballarò, qui è una roba seria. Il rischio è di passare dal faremo all’avremmo potuto fare”
In questa situazione però il tentativo Bersani sembra ormai del tutto naufragato. A meno di una resurrezione pasquale, Napolitano potrebbe vedersi costretto a dare un mandato esplorativo a qualcun’altro per arrivare al 15 aprile, giorno in cui le Camere si riuniranno per eleggere il suo successore, al quale passare la mano per la legge elettorale e tornare alle urne in ottobre.