ROMA, 21 MAR – ”Io non penso che Monti possa dire al Pd prendere o lasciare. Non mi aspetto che Monti lo faccia, e’ chiaro che noi votiamo quando convinti, bisogna ragionare con noi”. Cosi’ Pier Luigi Bersani, a Porta a Porta, sulla possibilita’ che il Pd possa votare no sulla riforma del lavoro. Netta l’opposizione del leader del Pd all’ipotesi decreto legge: ”Io credo che non possa esistere in natura”.
“Lo correggeremo”. ”Non condivido la modifica dell’art.18 perche’ e’ all’americana e non alla tedesca” ha poi spiegato Bersani contestando le nuove regole sull’articolo 18 e aggiungendo che questa norma ”va corretta”. ”E’ una questione di diritti dei cittadini: il lavoratore non puo’ essere messo in condizioni di debolezza, questa cosa va corretta. C’e’il Parlamento e si corregge e il Pd si prende la briga e l’impegno di trovare le strade per correggere”, afferma Pier Luigi Bersani a proposito della necessità di correggere la riforma del lavoro. Per Bersani, in ogni caso, ”la Cgil e’ una delle posizioni in campo ma c’e’ anche lei. Voglio dire che non e’ vero che la Cgil e’ stata ferma su tutto”.
“Nessuno – incalza Bersani – ti dira’ che ti licenzio perche’ sei gay o nero. Inventeranno un motivo economico. All’Italia per avere il lavoro servono quelli che investono in fabbriche e che sanno come gira il lavoro”.
”Io – si offre il segretario del Pd – metto a disposizione la mia forza politica perche’ noi siamo aperti per trovare un punto ragionevole. Per me questa cosa dei licenziamenti e’ una roba sindacale, ma anche democratica e civile”
Modello tedesco. ”Quando dico tedesco alludo all’ idea di coesione, noi ci siamo tirati fuori dai guai quando abbiamo ragionato tutti insieme. Io alludo ai modelli di coesione sociale e faccio appello alle altre forze politiche e agli imprenditori, ragioniamo” spiega poi Bersani. Il segretario democratico facendo riferimento alla Germania sottolineando che li non si fa distinzione tra ”motivi disciplinari o economici e che comunque spetta sempre al giudice decidere”.
Il governo non rischia. ”Non credo perche’ i prossimi giorni chiariranno meglio la situazione. Noi conosciamo questi temi, li frequentiamo, altri li frequentano meno, ma piu’ passano i giorni e piu’ si vede meglio cosa vogliono dire nella coscienza collettiva”. Così Bersani risponde a Bruno Vespa che gli chiede se l’esecutivo rischi di cadere sul lavoro. Secondo il leader del Pd ”si sono sentite cose – dice il leader democratico Pier Luigi Bersani a proposito della conferenza stampa del ministro Fornero – tipo che i licenziamenti discriminatori sono impediti sotto i 15 dipendenti, gia’ lo era. Io credo che la discussione in Parlamento potra’ aggiustare” delle cose. ”Sia chiaro – aggiunge – con il prendere o lasciare noi non ci stiamo”.
‘Io – prosegue Bersani – escludo che i sindacati abbiano avuto con il governo una posizione immobile. Ma dico: attenzione perche’ temo il riflesso incondizionato per cui il ‘tirar dritto’ convinca i mercati”.
Pd solido. ”La pancia del partito – sostiene Bersani – stia tranqulla perche’ siamo gente solida e sul tema del lavoro non siamo distratti, siamo un partito di governo e sappiamo che servono le riforme ma non accettiamo che si ribaltino i rapporti di forza tra diritto e impresa”. ”Il Pd – spiega ancora il segretario – non e’ un partito di agitprop ma di governo. Su alcuni istituti della riforma del lavoro c’e’ il contributo del Pd, ad esempio sul costo maggiore per i contratti precari o le dimissioni in bianco ed e’ bene che ci sono un po’ di soldi, forse non abbastanza sugli ammortizzatori universali”.