ROMA – Il Blocco Studentesco dell’irruzione “futurista” a colpi di lacrimogeni al liceo Giulio Cesare fa concorrenza alla sinistra no global? A giudicare dalle gigantografie di Monti ritratto come vampiro, a leggere gli slogan che accompagnano le azioni, stupiscono le troppe coincidenze programmatiche e il testa-coda ideologico che sembra equiparare “zecche” e “fasci”. Un fritto misto di Novecento riveduto e corretto, anti-globalizzazione di maniera e rabbia precaria al tempo della crisi. “La generazione perduta tifa rivolta contro un governo illegittimo e al servizio delle banche”: alzi la mano chi è in grado di desumere da quale parte della barricata è stato pensato questo pensiero.
Sicuro non l’ha redatto un esponente di Lotta Studentesca, organizzazione giovanile di destra-destra, tradizionalista, ultra cattolica che alle elezioni vota Pdl e con cui quelli di Casapound e del Blocco non vogliono avere niente a che fare. LS compete sullo stesso terreno del Blocco che ha preso subito le distanze dai tre raid “imitativi” seguiti all’exploit del Giulio Cesare. Quelli rappresentano “la destra terminale”. Laddove il Blocco delle occupazioni di case e delle iniziative dannunziane si definiscono”i fascisti del terzo millennio”. Sarebbe facile scomodare il Guzzanti dei fascisti su Marte, ma è più utile capire chi sono, da dove vengono, cosa hanno in testa (capelli rasati tranne i capetti che parlano con i media, intanto).
Uno di questi leader, Rolando Mancini, 24 anni, rifiuta la patente di violento. Dice alla Stampa: “Il blitz non aveva intenzioni violente o intimidatorie, sarebbe controproducente per noi che vogliamo sperimentare nuove forme di protesta tipo quella di qualche giorno fa quando abbiamo srotolato una gigantografia di Monti all’Altare della Patria”. Il modello estetico è quello del fascismo delle origini, quello nato da una costola del socialismo italiano. Il duce giovane e emendato dagli errori della guerra e delle leggi razziali, il solito futurismo, Marinetti, Fiume, D’annunzio…Il presupposto che destra e sinistra siano vecchi arnesi della Storia sembra dar ragione a chi dice che questo lo pensano solo quelli di destra.
Fatto sta che Fabio De Martino, altro leaderino diciottenne del Blocco, può dichiarare al Messaggero che “a ogni squillo di tromba” sono pronti a mobilitarsi e a scendere immediatamente in piazza 2000 ragazzi, dai 14 ai 23 anni. Anche intenzionati, come è successo al Giulio Cesare, a dare una bella sveglia (metaforica fino a quando si simulano i vari situazionismi right-oriented) ai figli di papà radical-chic. In effetti Rolando Mancini si contraddice un po’ sul tema: “Non siamo fascisti usciti dalle fogne, ascoltiamo rock e su molte battaglie siamo dalla stessa parte di quelli di sinistra, ma loro seguono ancora sindacalisti vetero e credono nella lotta di classe mentre noi vogliamo uno stato nazione che sia padre”. Va bene rock, va bene il padre, ma attaccare i figli dei ricchi non è forse una forma balbettante, futurista quanto si vuole, di classica lotta di classe?
Spiega Mancini: “E’ un liceo fiore all’occhiello della medio alta borghesia romana e i nostri ragazzi, che magari vengono da zone periferiche, volevano spiegare ai coetanei benestanti perché sono più arrabbiati di loro per il futuro senza posto fisso e senza pensione”. La competizione si misura quindi sul terreno della rabbia. I mobilitati del Blocco Studentesco si riconoscono non più nelle celtiche, il loro simbolo è il fulmine cerchiato “che rappresenta l’energia nella comunità”.
L’energia che serve per rivendicare con orgoglio come la destra sia “più no global della sinistra”. Una scritta che campeggia su un manifesto di Porto Alegre, sede del primo e glorioso raduno no global. Ma i muri della sede del Blocco trasudano un rifiuto dell’Occidente capitalista che non ha nulla da invidiare ai ragazzi dei centri sociali. Va detto che la locuzione centro sociale non connota più solo un universo sinistro: Casapound è emblematica in questo senso. Escludendo i miti irrinunciabili della destra, dal capoccione del duce a Julius Evola, i muri di Casapound mettono in mostra un Pantheon ideale che istintivamente considereremmo fuori posto sulla riva destra. Dai beat di Kerouac, agli indiani di Geronimo. Si tratta di una mutazione genetica, di un opportunismo mascherato da terzomondismo, di un approdo imprevisto della gioventù di destra anti-sistema? A parte qualche confusa rimasticatura e appropriazione indebita (qualche anno fa è stato il turno di Pasolini) il filo nero delle squadracce in azione non si è mai spezzato.
