L’arringa difensiva di Bondi: “I soldi alla cultura? Tagliati a morte la sinistra”

ROMA – ”Con la mozione di sfiducia contro il ministro dei Beni culturali è stata introdotta una prassi nuova nella politica del paese. D’ora in avanti in luogo del confronto democratico e politico, si potranno presentare mozioni di sfiducia individuali per attaccare e umiliare gli avversari politici”. Lo ha detto il stesso ministro Sandro Bondi, nel corso del suo intervento in aula a Montecitorio, prima del voto sulla mozione di sfiducia. Dal ministro anche un attacco al Terzo polo, che a suo parere è responsabile di ”aver introdotto una variante. Se accetti le nostre proposte, allora ritiriamo la mozione; altrimenti pollice verso”.

”Sapete chi ha dato il colpo mortale al finanziamento della cultura in questi ultimi anni? Siete stati voi della sinistra. Molti di voi- dice Bondi- non lo sanno. Nel 2007 la legge finanziaria per il 2008, presidente del Consiglio Romano Prodi, ha stabilito che i proventi dei biglietti di ingresso ai musei e alle aree archeologiche fossero assegnate al Tesoro per poi essere riassegnate alla cultura ma nella misura massima del 50 per cento. Questo in termini di tagli ha significato meno 150 milioni di euro. Dov’era allora l’onorevole Rutelli?”. Lo ha detto il ministro della Cultura Sandro Bondi, parlando alla Camera in sede di replica sulla mozione di sfiducia che lo riguarda.

”E’ la prima volta che una mozione di sfiducia individuale riguarda responsabilità politiche e collegiali – ha aggiunto il ministro Sandro Bondi nel suo intervento in aula rivolgendosi alle opposizioni – ma io non ho mai scaricato le responsabilita’ di cio’ che e’ avvenuto sul ministro Tremonti, ma mi sono impegnato non solo a chiedere piu’ fondi per la cultura, ma a fare le riforme, parola assente dal vostro vocabolario”.

”Voi pensate – ha puntualizzato il ministro della Cultura – che i problemi si risolvano con più  soldi dallo Stato – ha proseguito – io credo che servano invece le riforme”. Bondi si augura ”che il dibattito possa essere utile per parlare finalmente del ruolo della cultura per lo sviluppo economico e civile”.

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Emiliano Condò