Bondi, domani la sfiducia. Pdl e Lega all’attacco di Fini: “Discutere il suo ruolo di presidente”

ROMA – Inizierà mercoledì mercoledì alle 17 il voto sulla mozione di sfiducia al ministro della Cultura Sandro Bondi. La conferenza dei capigruppo ha infatti respinto la richiesta di un ulteriore rinvio del voto che era stata avanzata dall’Udc. Soddisfatto il ministro che, in mattinata, si era detto contrario ad un nuovo rinvio: “Un ulteriore rinvio della mozione di sfiducia che mi riguarda sarebbe intollerabile. C’è un limite anche a giocare con la dignità delle persone per squallide ragioni di interesse politico”.

A tenere banco, nella conferenza dei capigruppo, è stato però un nuovo “round” della lotta tra esponenti della maggioranza e il presidente della Camera Gianfranco Fini.  La Lega e il Pdl, infatti, attraverso  Marco Reguzzoni e Fabrizio Cicchitto  sono tornati infatti a porre in discussione il ruolo di Fini alla Presidenza della Camera. I due hanno chiesto ufficialmente, nel corso della conferenza dei capigruppo, che si apra un dibattito sulla questione. Ma il presidente della Camera ha risposto nuovamente picche, con le stesse motivazioni che aveva già recapitato in forma scritta alla Lega: “La conferenza dei capigruppo – avrebbe detto Fini secondo il quotidiano La Repubblica – non è la sede deputata per un dibattito sul suo ruolo di presidente, che sarebbe di pertinenza solo della Giunta per i regolamenti della Camera”.

Intanto il ministro Bondi ha polemizzato con Francesco Rutelli. Il leader dell’Api, tra i redattori della mozione di sfiducia,  ha stuzzicato il ministro: ”Invece di piagnucolare su presunti complotti, Bondi risponda sulle cinque proposte che il Nuovo Polo ha avanzato che sono anche una a’ncora di salvezza perché  il ministro non vada alla deriva con Tremonti”. ”Vale a dire – spiega Rutelli – la proroga triennale del tax credit per il cinema, il reintegro del FUS a 450 milioni di euro, la deroga per l’assunzione del personale idoneo; l’eliminazione dei limiti di spesa agli enti locali per mostre e sponsorizzazioni e il ripristino dei fondi per il ministero. Se la risposta sarà positiva, siamo pronti a riesaminare il nostro voto sulle mozioni di sfiducia. Se la risposta invece, come appare finora, sarà  negativa, anche il nostro giudizio sulla politica del governo e sul ministro dei Beni Culturali si confermerà radicalmente negativo”.

La risposta di Bondi non si fa attendere: “”L’On. Rutelli non si rende neppure conto di mancare di buon gusto e di un minimo di serietà politica”. Bondi aggiunge: “Rutelli ha ripetutamente chiesto le mie dimissioni, attraverso un atto parlamentare inusuale e eccezionale come quello della mozione di sfiducia individuale. L’On. Rutelli conosce bene il mio impegno per ottenere maggiori risorse e soprattutto per realizzare quel cambiamento di cui anche il mondo della cultura ha urgente bisogno. In un Paese normale e civile, tutto questo farebbe parte del normale confronto politico e per certi aspetti anche di una possibile collaborazione. E in un Paese normale tutto ciò si discuterebbe senza far pendere sugli avversari politici il ricatto e l’intimidazione di una mozione di sfiducia individuale, condizionata, per riprendere il linguaggio di Rutelli, all’accettazione delle proposte del terzo polo come fossero un’ancora di salvezza”.

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Emiliano Condò