ROMA – Una cerimonia che si riempie di emozione e anche di toni duri, la commemorazione di Paolo Borsellino (a 23 anni dalla strage di via D’Amelio) al Palazzo di Giustizia di Palermo. Anniversario sul quale irrompe il caso dell’intercettazione pubblicata dall’Espresso tra il governatore della regione Sicilia Rosario Crocetta e il medico Tutino. Intercettazione nella quale Tutino dice che Lucia Borsellino (assessore nella giunta Crocetta fino all’addio del 30 giugno scorso) “va fatta fuori come il padre”.
Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, prende la parola e denuncia il “silenzio delle istituzioni di fronte alla lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l’assessorato alla Sanità. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta”. Poi rivolto a Sergio Mattarella ha spiegato: “Signor presidente della Repubblica come le ho anticipato nel nostro incontro privato sono qui per lei, non era prevista nè forse la mia presenza in questa aula oggi nè il mio intervento che rischia di far saltare la scaletta”.
E ancora, rivolgendosi al capo dello Stato, presente alla cerimonia, ha aggiunto: “Lucia ha portato una croce, e tanti lo possono testimoniare, fino al 30 giugno: voleva una sanità libera in Sicilia”. Dopo aver concluso il suo intervento il figlio del magistrato ha ricevuto l’abbraccio commosso di Sergio Mattarella.
“Se qualcuno mi chiede di espiare una colpa che non ho, lo farò; se qualcuno vuole che io insozzi la mia vita per quella colpa, lo farò; se qualcuno vuole la mia vita per riparare a quella colpa che non ho, io la darò. Tutto accetterò tranne che morire come un pezzo di merda in un letto” ha detto Rosario Crocetta, assente alla cerimonia. E aggiunge: “Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche miei”.