Umberto Bossi è sicuro: “Fino a quando la Lega tiene duro, il governo sta in piedi”. Una prova della forza del Carroccio quella che vuole dimostrare il Senatur che, però, da Venezia precisa: “Non c’é una classe politica completamente corrotta. Nossignore! C’é qualcuno a cui fa comodo dire queste cose, ma non è così”. Poi Bossi incalza: la politica dia un segno e inizi con il ridurre gli stipendi dei parlamentari.
Niente questione morale nella maggioranza, quindi, o meglio: c’è chi è corrotto ma non facciamo di tutta un’erba un fascio. “C’é qualcuno che fa degli errori – prosegue il leader del Carroccio – ma la maggior parte non è così. Si dice: tutti corrotti; c’é qualche cosa che è diverso dal dire tutti corrotti”.
“Bisogna dare dei segnali – osserva – e impegnare i politici ad accettare la via della riduzione degli stipendi, un segno che la politica si fa carico della realtà e compartecipa alle difficoltà di tutta la gente”. “Però – ha concluso, riferito ai politici – non sono tutti corrotti, c’é qualche caso, ma la stampa a volte li inventa e li moltiplica”.
Sempre da Venezia, dove è in visita al governatore del veneto Luca Zaia, il Senatur torna sulla questione Udc e afferma: “Casini, ‘nomen omen’: l’altra volta quando entrò nel governo fu un disastro. Tutti i giorni smontava qualcosa; si metteva di traverso. Speriamo non sia la stessa roba se mai dovesse entrare. Io nel dubbio, visto quello che è successo l’altra volta, sarei molto cauto”.
Bossi a riguardo a ricordato i voti contrari dell’Udc sul federalismo, sulle quote latte, sulla sicurezza, indicando che non si capisce quindi a cosa servirebbe l’unità con l’Udc. Riguardo alle possibili “uscite” invece dalla coalizione di governo, Bossi è stato lapidario: “non la Lega; gli altri possono fare quello che vogliono”.
Bossi ribadisce quindi che la parola d’ordine per la Lega è il federalismo; ma, ai giornalisti, spiega le ragioni per cui, a suo dire, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto riferimento recentemente alla secessione indicandola come un salto nel buio. “Si sono spaventati – dice Bossi – evidentemente sapevano che quello che chiedeva la gente aveva qualche valenza; poggiava su qualcosa di vero. Poi magari non si può essere d’accordo sulla soluzione, su come uscirne. Però la gente chiedeva la secessione perchè non ne poteva più, voleva il cambiamento”. Per il ministro e leader del Carroccio è come se Napolitano avesse detto: “Non è la soluzione giusta: passiamo attraverso il federalismo. La parola d’ordine per noi è federalismo”.
Infine precisa: “Per il federalismo siamo al dunque: stasera, alle 18, ci sarà l’ultima commissione sui decreti attuativi. Io stasera sarò a Roma. Ci siamo: una volta che la commissione avrà dato parere positivo e il Consiglio dei ministri darà il via libera, la mattina dopo il federalismo è nella Gazzetta ufficiale. Prima ci lasciano portare a casa il federalismo fiscale e poi da cosa nasce cosa. Non si può avere subito il mille per mille, ma il primo passo è pronto, è maturo”.