ROMA – Dopo piu’ di 24 ore di silenzi carichi di tensione, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi tornano a ‘parlarsi’. Lo fanno, certo, in un modo poco consono e a oltre 500 chilometri di distanza quasi a voler rimarcare il ‘freddo’ dei rapporti degli ultimi giorni. Ma se non altro può esser considerato un inizio. A rompere il ghiaccio, da Domodossola, è il senatur che subito scandisce che ”io non voglio certo far saltare il governo” spalancando le porte di Palazzo Chigi alla sinistra. ”Loro – dice anzi Bossi – vogliono farlo cadere, ma la sinistra al governo non ci andrà mai”.
Pronta la risposta di Berlusconi che assicura, in collegamento telefonico con un’iniziativa politica in sostegno del candidato sindaco a San Benedetto del Tronto, che ”la maggioranza è solida e coesa” e che il governo “completerà la legislatura”. Ma il comune obiettivo del 2013 non mette al riparo i due alleati dalle polemiche e da reciproche rivendicazioni. E nelle parole di Bossi non mancano nuove stoccate verso Berlusconi. A iniziare dalla rinnovata critica di ‘sudditanza’ imputata all’Italia nei confronti della Francia: ”povero Berlusconi – dice il leader del Carroccio – è rimasto un po’ scombussolato” dalle richieste di Nicolas Sarkozy. Tante, forse troppe richieste: dalla Libia a Parmalat fino a Edison, tanto per citare i capitoli principali indicati in sofferenza dalla Lega in questi giorni.
“L’Italia non si è inginocchiata davanti alla Francia” è la controreplica (sempre indiretta) del premier che rivendica anzi una diversa verità: ”E’ esattamente il contrario”, dice e porta come prova i dati della ”bilancia commerciale che è in attivo per noi”. La temperatura – fredda – dei rapporti tra i due non sembra dunque migliorare di molto. E a dimostrarlo c’è anche e soprattutto la difesa che Bossi incardina a protezione dell’amico Tremonti, vittima – come lamentato dallo stesso superministro dell’Economia – del fuoco amico del Pdl. ”E meno male che Giulio c’è”, dice Bossi parafrasando il ritornello di uno degli inni di Forza Italia. Meno male, aggiunge non senza una punta di ironia, ”perché altrimenti Berlusconi spenderebbe tutto”.
Che i conti preoccupino la Lega, Bossi non ne fa un mistero. Anche e soprattutto quando questo timore puo’ essere messo in relazione con l’intervento in Libia: ”Io sono contrario ai bombardamenti – ribadisce – perché se butti bombe e missili gli immigrati aumentano e questo non va bene perché costa troppo. Non vorrei che, quando è finita, ci dovesse toccare anche pagare i danni di guerra”. Da qui la speranza che ”Berlusconi cambi idea” e che si possa ”trovare la quadra” con lui. Insomma, pericolo scampato? Crisi di governo allontanata? Anche su questo Bossi preferisce non abbassare la guardia limitandosi a rispondere con un ”speriamo”.