MILANO – Stoccata numero uno: “Il capo sono io”. Stoccata numero due: “I cani piccoli abbaiano ma non mordono”. Stoccata numero tre: “Vieni in Padania a fare la guerra”. Umberto Bossi accetta la sfida di Roberto Maroni, la disfida leghista รจ ufficialmente cominciata.
Il Senatur prova a rimettere in riga il suo erede alla segreteria del partito, che aveva detto: “Il capo sono io, lui non conta piรน niente”. Maroni aveva poi aggiunto: “Il suo ruolo di presidente รจ solo affettivo”, come per dire: “Nella realtร dei fatti non conta piรน” all’interno della Lega Nord.
Ma Bossi non รจ tipo da tirarsi indietro quando si tratta di fare polemica. E soprattutto รจ uno a cui non piace che gli altri dicano a lui cosa fare: ”Non rispondo, ma il capo sono io”, ha cominciato Bossi intervistato dai giornalisti a Montecitorio.
Pochi secondi e ha aggiunto: ”Ci sono tanti cani piccoli che abbaiano molto ma non fanno paura”.
Terzo messaggio: “Roma non mi piace, preferisco fare la guerra sulle Alpi”. Potrebbe essere interpretato cosรฌ: le questioni familiari si risolvono in casa, sicuramente non in quello che รจ considerato “territorio nemico”.
Anche se la versione ufficiale vuole che Bossi abbia spiegato cosรฌ la sua prolungata assenza da Roma. E abbia poi risposto con ”Io la guerra preferisco farla sulle Alpi” alla deputata leghista Paola Goisis che aveva detto: ”E’ qui che dobbiamo fare la guerra”.
Maroni il giorno prima aveva mostrato il pugno duro: ย “Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: ‘Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri. Sulla linea politica e sulla gestione del partito’. Mi hanno eletto”.
La replica di Maroni: ”Non ho niente da dire. Il congresso ha preso la sua decisione e la questione per me รจ chiusa”.
