«E’ un grave allarme politico. Il sentimento di unità nazionale va difeso dalle manovre in corso». Ora «serve un’immediata e forte risposta politica perché siamo di fronte a un’emergenza pari per gravità a quella economica». Pier Ferdinando Casini, intervistato dalla Stampa, usa toni preoccupati nel commentare l’ultima “boutade” di Umberto Bossi sull’inno di Mameli: «Non è più la critica alla retorica dell’unità d’Italia, bensì una strategia – avverte il leader dell’Udc – per minare i costumi, le tradizioni, le basi della comunità nazionale».
Casini sollecita «interventi per respingere queste minacce al tessuto sociale e alle radici del nostro Paese». In altri termini, sostiene, «serve il coraggio politico di dire no alla Lega, a un finto federalismo e a provvedimenti ingiusti come i salari territorializzati e lo studio obbligatorio dei dialetti». Secondo il centrista, infatti, «è in atto da parte della Lega un preciso disegno di indebolimento della coesione nazionale e le sparate di Bossi sono pienamente funzionali a questo piano infausto».
Dunque, bene le critiche dell’Osservatore romano contro il Carroccio: «E’ decisivo – rimarca Casini – che la Chiesa si faccia garante contro i tentativi di disgregare il tessuto del nostro Paese”. Ma non basta: «Finora alla Lega – ammonisce Casini – è stata concessa la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo. Adesso, anche nella maggioranza, si vedrà quanti hanno la schiena diritta davanti a Bossi». E, comunque, «è assolutamente infondato e inutile provare a mettere in mezzo il Quirinale. Ciampi e Napolitano sono in una linea di perfetta continuità nella salvaguardia della coesione nazionale, quindi provare (come è stato fatto) a differenziarli su questo punto cruciale è una pura assurdità».