Federalismo, i ministri erano tre: Bossi, Calderoli e Fitto. Serviva un quarto, per giocare a che?

Il nuovo ministro Aldo Brancher

Umberto Bossi, oltre che il capo, leader e faro della Lega è anche il ministro delle Riforme Istituzionali del governo Berlusconi. Roberto Calderoli, oltre al mestiere di grande comunicatore della Lega fa anche quello di ministro della Semplificazione legislativa nel governo Berlusconi. Raffaele Fitto, oltre che consigliere del premier per le questioni meridionali, è anche ministro degli Affari Regionali nel governo. Sempre lo stesso governo, quello di Berlusconi. Sono in tre e, dopo attenta riflessione, Berlusconi ha deciso che avevano bisogno di un quarto. Non per giocare a “tresette”, ma per fare il ministro. Detto, fatto: il quarto ministro è Aldo Brancher. Ministro di che, ministro perchè? Letteralmente “ministro per l’attuazione del federalismo”. Dal che se ne deduce che il federalismo e la sua attuazione non sono una “riforma istituzionale” (se ne occupa ed è competenza di Bossi) e neanche una “semplificazione legislativa” (è il campo di Calderoli) e neanche un “affare regionale” (ambito e spazio di Fitto). Insomma il nuovo ministero e il nuovo ministro non si capisce bene a che servono. Del federalismo si occupano, eccome se se ne occupano, la Lega, il Pdl e tutta la maggioranza in Parlamento. Del federalismo si occupano al governo i tre ministri che già c’erano. E in più Tremonti, ministro del Tesoro che dovrebbe fornire entro giugno la previsione di spesa della grande riforma federalista. Che deve fare allora Brancher neo ministro, telefonare ogni giorno agli altri ministri che già c’erano per ricordargli che c’è da fare il federalismo? Alla domanda, banale ma naturale, il governo non fornisce risposta chiara. Nemmeno danno una qualche risposta credibile le proteste dell’opposizione.

L’Idv di Di Pietro e il Pd attribuiscono la nomina di Brancher al rango di ministro ai guai giudiziari del suddetto Brancher. A suo tempo fu coinvolto nella vicenda Antonveneta e nelle ipotetiche tangenti girate intorno a quella banca. Prima ancora che maligno ed eventualmente infondato, il sospetto di una nomina a ministro per rendere Brancher invulnerabile alla legge è sproporzionato. Se di questo si trattata, di proteggere Brancher, si poteva fare in mille modi. No, non è quella “giudiziaria” la via per capire perchè Brancher è diventato ministro e perchè i ministri del federalismo sono diventati tre più uno. Allora per avere una competenza in più, una voce e una sensibilità diverse nella grande e difficile impresa? Neanche: Brancher non ha mai detto, forse neanche pensato, qualcosa di vagamente dissimile da quel che dicono e pensano Bossi, Calderoli e Tremonti. E’, come si dice, uomo “vicinissimo” a tutti e tre. Allora è stato un gesto, un omaggio di Berlusconi a Bossi preoccupato che, tra intercettazioni e manovre, il federalismo ritardi? Neanche, Bossi, se e quando si preoccupa, si rassicura da solo, infatti ha già detto che la legge sulle intercettazioni può aspettare e che la manovra può essere meno stringente sul bilancio delle Regioni. Insomma Bossi aveva già fatto da solo, aveva già fatto spazio al federalismo.

Allora Brancher ministro serve a rassicurare i Formigoni e le Polverini, insomma i Governatori e i sindaci che non vogliono tagliata la spesa pubblica o la vogliono tagliata solo per le Regioni e i Comuni non virtuosi, cioè quelle e quelli del Sud? Neanche, Formigoni non ha bisogno di “spalle” e se Brancher servisse a questo le Polverini e i Caldoro non ci starebbero. Insomma, comunque la giri e la pensi, non si capisce perchè. Eppure una ragione ci deve essere e deve essere una buona ragione, Berlusconi non si muove a caso e non si è  mosso certo per fare un regalo personale a Brancher. Quale che sia la buona ragione al momento non è dato sapere. Però la nomina del quarto ministro al federalismo, apparentemente clamorosamente inutile, è indizio chiaro che il federalismo si sta complicando. Complicando perchè è cosa che non può subire ritardi altrimenti la Lega prima batte i pugni e poi fa anche saltare il tavolo. Bossi lo ha spiegato chiaro e tondo allo stesso Berlusconi quando chiaro e tondo gli ha detto: la “tua” legge anti intercettazioni viene dopo e non deve intralciare il “mio” federalismo. Non può subire ritardi ma per farlo arrivare domani il federalismo servono soldi che non ci sono. E’ tempo di manovre che riducono la spesa e il federalismo, anche se nessuno lo dice, è nel migliore dei casi “investimento”. Cioè costa alla sua partenza, anche se dopo, ma solo dopo, può essere via e strumento di minore e migliore spesa a livello federale appunto. Il federalismo si complica e Berlusconi nomina un quarto ministro al federalismo. Per accelerare o per difendersi?

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Mino Fuccillo