Brunetta vagheggia la ‘redenzione’ dei finiani: “Non si voterà, torneranno da noi”

Renato Brunetta

Non si andrà ad elezioni anticipate perché i finiani torneranno indietro e non si prenderanno la responsabilità di ”troncare il cambiamento” fermando le riforme. Ne è convinto il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che in un’intervista al Corriere della Sera spiega come ci sia però ”un blocco conservatore” che non vuole l’azione riformatrice del governo.

Brunetta, evidentemente, non ricorda o finge di non ricordare che l’allontanamento dei finiani è stato in realtà deciso dai Berluscones. Certo, le dichiarzazioni di Bocchino, Fini e Granata hanno dato una mano, ma non si può non ricordare l’espulsione di inizio agosto.

Sugli scenari possibili in caso di fine del governo Berlusconi Brunetta sentenzia:  ”Se cadesse questo governo e gli succedesse qualsiasi governicchio da palude parlamentare che durasse qualche mese, il risultato sarebbe l’immediata marcia indietro” delle riforme, che farebbe felici ”i fannulloni, gli enti spreconi, i soviet locali di luce, acqua, gas, trasporti, spazzatura, i sindacati dei ‘todos caballeros’, della Fiom antimercato e anticompetizione, i falsi invalidi, e i tanti partiti della spesa pubblica sprecona e irresponsabile”.

Per risolvere la crisi interna alla maggioranza, comunque, ”il passaggio parlamentare è ineludibile”, anche se da solo ”non basta”. Il premier, dice Brunetta, ”deve parlare in Parlamento, ma anche al Paese”, dicendo ”questo quello che abbiamo fatto, se vince la conservazione tutto questo si interrompe”. Una ”fiducia popolare”, da chiedere ”in tutte le forme democratiche, da grandi conferenze che premier e ministri potranno fare in tutta Italia, a manifestazioni di consenso al governo. Da quando mai le manifestazioni sono fatti non democratici?”.

Anche perché gli ”attacchi al governo” non sono solo di oggi, secondo il ministro, ma ”si sono scatenati dopo il discorso fatto da Berlusconi ad Onna il 25 aprile 2009”. Quanto all’affaire di Montecarlo che ha conivolto Gianfranco Fini, Brunetta dice di non essersi posto il problema delle dimissioni: ”Ma – sottolinea – ho un’immagine di tipo tradizionale dei presidenti delle Camere come super partes. E come si fa a pensare a chi sta sullo scranno più  alto come a un capopartito, in contrasto con la maggioranza che lo ha eletto?”.

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Emiliano Condò