MILANO – “Quando vedo Cécile Kyenge penso a un orango”: sulla frase pronunciata da Roberto Calderoli al comizio di Treviglio non riesce a difenderlo neanche quella che da 13 anni è la sua compagna, Gianna Gancia. La Gancia, leghista da sempre, presidente della provincia di Cuneo e della Lega Nord Piemonte, è stata intervistata da Nadia Muratore del Giornale:
«Sono state parole oltre al limite, per cui Roberto ha fatto bene a porgere le sue scuse ma nessuno sconto va fatto a scelte politiche assurde e pericolose come quelle del ministro all’Immigrazione».
La Gancia non difende quella frase, ma tutto il resto sì:
«Prima di giudicare bisogna conoscere il forte legame di appartenenza al movimento, che è qualcosa di empatico. Roberto ha dato la vita per un ideale e quando si è in mezzo alla propria tribù, a volte hanno il sopravvento gli istinti meno nobili che albergano in ciascuno di noi. La Lega ha dimostrato, al di là delle parole, di credere nella fratellanza reale e mai sbandierata come fanno alcuni quando parlano di solidarietà. Ribadisco che quella frase sul ministro all’Immigrazione Kyenge non andava detta ma resto ferma nella posizione politica della Lega contro la piega che sta prendendo questo governo su un’accoglienza facile che non condividiamo» […]
«Nessuno della Lega ha criticato Roberto, anzi. Ci sono state parole di sostegno e solidarietà, un motivo ci sarà. Evidentemente il contesto e la finalità della frase detta da Calderoli dal palco durante un comizio, hanno un significato diverso rispetto alla battuta di Borghezio. Lui per primo si è scusato invitando il ministro a Bergamo. […] Le sue parole, per quanto dure ed eccessive, hanno comunque fatto emergere un disagio reale. Promettere la cittadinanza facile è da irresponsabili e non tiene conto neppure del periodo di crisi che l’Italia sta vivendo. Ci sono anche molti italiani che devono andare all’estero se vogliono lavorare e in questo momento economico particolare, è a loro che va il mio pensiero. Stiamo parlando di vite umane e non di una battuta, per quando inappropriata possa essere […] la frase era rivolta all’esponente politico, non alla donna. Personalmente sono abituata a subire critiche assai più pesanti ma ci passo sopra. Non si può fare di ogni parola un caso, a meno che non si voglia creare un capro espiatorio per dimenticare altri fatti più gravi».