Calderoli: “Non ho mai mentito in Parlamento, si dicono tante bugie su di me”

– ”Non ho mai mentito al Parlamento”. Torna a difendersi dall’accusa di aver mentito al Parlamento il ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli, accusato di aver fatto abrogare il reato di associazione militare di stampo politico per evitare il processo a 36 camicie verdi scaricandone la responsabilità su un comitato scientifico del ministero della difesa. Nell’aula della Camera, Calderoli ha respinto le accuse contenute nella mozione di sfiducia presentata dall’Idv.

Il ministro, presentando nuove carte e verbali di riunioni, ha ribadito la sua linea: la scelta di abrogare la norma ”risponde a una scelta effettuata dal comitato tecnico incaricato della redazione dello schema di codice dell’ordinamento militare”. Secondo Calderoli ”è di evidenza solare che la volonta’ di procedere a tale abrogazione non appartiene al’ufficio di cui sono responsabile quale ministro per la semplificazione normativa”. Ad aver mentito al Palamento, sottolinea il ministro, è stato dunque il presidente del comitato tecnico che ”ha voluto scientemente attribuire ad altri responsabilità che erano e non possono che rimanere proprie”. ”Auspico che queste sue responsabilità siano accertate nelle sedi competenti, Consiglio di Stato e Procura della Repubblica, con lo stesso zelo che e’ stato utilizzato nei miei confronti”, dice il ministro.

Puntigliosamente Calderoli ricorda di aver ”salvato” dall’abrogazione il decreto legislativo sull’associazione militare di stampo politico con un provvedimento emanato il primo dicembre 2009 che lo inseriva tra le norme ”ancora oggetto di valutazione”. E aggiunge che le indagini del processo di Verona sulle camicie verdi erano cominciate nel 1996: ”Se avessi voluto abrogare la norma in vista di tale processo lo avrei potuto già fare, e quindi appare veramente offensivo attribuirmi una qualunque responsabilita’ in merito alla sua abrogazione”.

Alla fine però il consiglio dei ministri disse sì all’abrogazione approvando il testo del Codice dell’ordinamento militare predisposto dal Ministero della Difesa, che rappresenta ”un preciso, espresso e consapevole cambiamento di rotta rispetto alla conservazione , in via cautelativa, della norma, da me effettuata il primo dicembre 2009′. Calderoli contestala tesi secondo cui il governo, resosi conto dell’errore, poteva comunque salvare la norma sull’associazione militare, dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, con una rettifica.

”Tale rettifica – ricorda il ministro – è stata richiesta solo il primo ottobre 2010, dopo quasi cinque mesi dalla pubblicazione del Codice in Gazzetta Ufficiale”. La rettifica, poi, è prevista solo per gli errori di stampa, gli errori privi di contenuto normativo e gli errori di promulgazione. L’unica strada possibile è quella di ”un decreto correttivo”, sul quale Calderoli dice di aver già formalmente manifestato davanti alle commissioni parlamentari la sua ”piena disponibilità” a presentarlo.

Calderoli, nel suo intervento, rivendica il proprio operato di ministro ”taglia leggi”. ”Con gli ultimi tre provvedimenti adottati si è completato il percorso di drastica riduzione dello stock normativo, che ha consentito di abrogare oltre 410mila provvedimenti, portando a sole 10mila le leggi esistenti”. Inoltre, il ministro leghista assicura di aver sempre considerato”il Parlamento, e non il governo ne’ tantomeno le stanze del potere, il vero luogo dove si costruiscono le riforme, nell’esclusivo interesse del Paese e non di una parte politica”.

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Alessandro Avico