Le “Tre Debolezze” in diretta Tv: governo in piedi su una gamba sola e…

Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo

Le “Tre Debolezze”…chi vorrà potrà vederle in diretta tv. Andranno in scena mercoledì dalle 17 in poi, mascherate da altrettante robuste colonne della politica. Reciteranno tutte la parte di chi scoppia di salute ma non sarà verità: la seduta del Parlamento sul caso Caliendo mostrerà a chi soltanto vuole vederlo, fare la minima fatica di guardarlo, lo stato reale delle cose. Un governo, quello di Berlusconi, che resta in piedi. Ma su una gamba sola. D’ora in poi solo saltelli faticosi e addio, se mai c’è stata, alla corsa veloce e potente. Un “Centro” che si fa alto, fino a quota ottanta deputati. Alto come non mai. Ma sta sui trampoli. Trampoli dall’equilibrio precario e incerto. Il “Centro o Quasi” di Fini, Casini e Rutelli è un po’ destra, un po’ centro e un po’ insalata e macedonia. Non è, se mai lo sarà e se mai l’Italia vorrà qualcosa del genere, una destra europea, costituzionale, delle regole e dell’ordine, una destra repubblicana e non populista. Non è neanche la versione moderna, sia pure in miniatura, di quel che fu la Dc. Troppe cose non è: sotto quei trampoli non ci sono gambe ma il vuoto. E infine una opposizione che è l’eterno millepiedi: Bersani, D’Alema, Franceschini, Veltroni, Di Pietro, De Magistris, Vendola: ognuno una gamba e tutte insieme che praticano alla perfezione la quadriglia del passo avanti, due indietro, tre di lato…

Andranno in scena il toro che carica, carica a vuoto e sempre carica perché altro non sa fare. Il toro forzaleghista con il petto gonfio e la voce forte dello spaccone. Il toro che può ancora infilzare tutti con le elezioni anticipate, ma è solo potenza, massa elettorale senza intelligenza e strategia di governo. E la rana centrista che si gonfia per apparire più grande di quella che è. Rana capace di far deviare il toro fino allo sgambetto, rana che può rovesciare il toro. Ma, se lo facesse, resterebbe schiacciata sotto il peso e il tonfo del grande corpo che cade. E il cane a più teste dell’opposizione che abbaia, anzi ringhia. Ma non morde, non ha i denti per farlo.

Caliendo resterà sottosegretario alla Giustizia, Berlusconi continuerà a governare senza crisi. Ma anche senza i numeri in Parlamento per poter proseguire davvero. Fini dimostrerà che il suo non è un bluff, ma non è ancora un partito, tanto meno una possibile alternativa proposta elettorale. Fini, Casini e Rutelli proietteranno l’immagine, solo l’immagine olografica e non di carne e ossa, del Centro che non c’è. Bersani, Di Pietro e Vendola avranno la soddisfazione di aver piantato delle banderillas sulla schiena del toro e la certezza di non poter essere loro il torero. Questo dice il pronostico, la trama dello spettacolo delle “Tre debolezze”. Poi verrà la breve estate della politica e quindi sarà l’autunno, l’autunno anch’esso delle “Tre Debolezze”.

Berlusconi non potrà avere le leggi sulla giustizia che vuole, fortemente vuole da anni. Nè Tremonti potrà dargli l’arma fine di mondo: un po’, almeno un po’ di meno tasse per tutti. Forse, perfino Tremonti sarà costretto a dargli gli antipodi del meno tasse: un’altra manovra finanziaria. Bossi vorrà, fortemente vorrà il federalismo fiscale, cioè per dirla con le sue parole, la punizione dello “Stato delinquente”. Lo vorrà letteralmente ad ogni costo, anche a costo di nuova spesa per tenere agganciato il Sud al carro del federalismo oppure a costo di sganciare il Sud. Ipotesi quest’ultima che alla Lega non sembra anatema, anzi appare promessa, terra promessa sia pure da non annunciare. Su questa strada troverà a sbarrarla Fini e Casini. E stavolta dietro Fini e Casini ci sarà anche “gente” e non solo ottanta deputati incollati insieme per l’occasione. Bersani, Di Pietro e Vendola attenderanno le elezioni anticipate come a New Orleans si attendeva l’uragano Katrina, chi barricandosi in casa, chi fischiettando al vento. Danzeranno la danza delle primarie come una danza che scongiura la pioggia. Il vincitore delle primarie avrà probabilmente i connotati politici del perdente delle “secondarie”, cioè delle elezioni vere.

Sarà l’autunno-inverno e poi la primavera delle “Tre Debolezze” che mostrano i muscoli gonfiati dall’epo dei talk-show e delle campagne di propaganda. Nel frattempo quel che resta dello Stato si sfalda, si decompone. In un giorno di luglio un deputato dell’Antimafia, Granata, ha detto: “Nonostante la condivisione teorica del codice etico, sia tra le candidature che tra gli eletti ci sono state infiltrazioni e zone d’ombra, alcuni partiti e candidati alla presidenza delle Regioni non hanno vigilato come era richiesto e dovuto”. Cioè, per colpa e scelta dei partiti alle Regionali del 2010 nelle liste c’erano e abbiamo votato amici e compagni di strada della criminalità organizzata. Bossi ha detto: “Stupidaggini”. La questione è stata derubricata ad episodio del conflitto, anzi della guerriglia tra finiani e Pdl. Granata è stato deferito ai probiviri del Pdl. Per quel che ha detto su Mantovano, un ex collega di partito. Quel che ha detto sui candidati della mafia e camorra non ha interessato e scosso più di tanto. In fondo è ovvio che sia così: nessuna delle “Tre Debolezze” può permettersi il peso di negare o accertare un simile, terminale sospetto sulla natura e forma della nostra vita pubblica.

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Mino Fuccillo