Caliendo è salvo ma il governo è in minoranza alla Camera e il cosiddetto “terzo polo” può fare da ago della bilancia. La prima prova per la tenuta della maggioranza dopo la rottura tra finiani e berluscones c’è stata e il governo ne esce distrutto: è andato sotto con i numeri. La Camera ha votato la mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo e l’ha respinta. Ma la crisi nel governo è palpabile e il governo è in minoranza alla Camera. La riprova è proprio nei numeri. Nel Pdl c’era la certezza che le forze contrarie alla sfiducia a Caliendo (Pdl e Lega) potessero arrivare al quorum, pari a 316 voti. E invece i voti contrari sono stati solo 299, contro i 229 a favore (Pd e Idv più i ministri finiani Andrea Ronchi e Adolfo Urso) e i 75 astenuti (Fli, Mpa, Udc e Api). Ora quindi si apre una questione molto seria nel governo.
In mattinata il deputato Mario Landolfi aveva chiarito come stanno le cose: “Senza una maggioranza di almeno 316 no alla mozione sul sottosegretario Caliendo il presidente del consiglio dovrebbe chiedere di poter conferire con il Presidente della Repubblica per discutere dello scenario di crisi che si andrebbe ad aprire”. Il risultato di oggi potrebbe quindi, fuor di politichese, creare una crisi istituzionale. Quel che è certo è che lo strappo di Fini, con la creazione dei gruppi di “Futuro e Libertà”, e la costituzione di una parvenza di “terzo polo”, hanno danneggiato la maggioranza. E i berluscones senza i finiani non hanno i numeri per governare. Una realtà che avvicina sempre di più la possibilità di tornare alle urne prima del previsto.
Nel caso della mozione contro Caliendo, nè finiani nè centristi avevano l’interesse a far cadere il sottosegretario e con lui l’esecutivo. Ma il dato politico è che se l’avessero voluto ci sarebbero riusciti. Perchè i loro 75 voti sommati ai 229 di Pd e Idv avrebbero fatto 304 voti, sufficienti per battere la maggioranza e sfiduciare Caliendo. Quello che in molti, dunque, hanno ribattezzato “terzo polo” (l’asse tra finiani, Udc, l’Api di Rutelli e l’Mpa di Lombardo) ha potenzialmente in mano i numeri per far andare o meno avanti il governo. Con buona pace dei leghisti che, invece, vorrebbero la tenuta del governo.
Che la maggioranza viva su un filo di lana lo dimostra anche una semi rissa che si è prodotta in Aula tra finiani e berluscones. Mentre il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni stava intervenendo, il deputato del Pdl Marco Martinelli ha gettato in faccia al finiano Aldo Di Biagio la scheda che i parlamentari usano per il voto. Il gesto è arrivato alla fine di una animata discussione. I deputati, che stavano ormai per arrivare alle mani, si sono diretti nella parte piu’ alta dell’emiciclo per uscire fuori dall’aula dalle porte secondarie. Uno stuolo di commessi li ha raggiunti per separarli. Dopo un po’ Martinelli e’ rientrato gridando e gesticolando. Un altro finiano, Enzo Raisi, ha cercato di riportare la calma ma inutilmente. Alla fine il presidente della Camera Gianfranco Fini ha invitato il parlamentare Martinelli a tacere o ad uscire dall’aula. Quest’ultimo ha preferito abbandonare l’emiciclo.
I momenti di tensione Tra Aldo Di Biagio e Marco Martinelli sono proseguiti nel cortile antistante il Transatlantico di Montecitorio dove i due si sono dati appuntamento per un ‘chiarimento’. Alla fine non e’ accaduto nulla ma la tensione ha fatto si’ che intervenissero altri deputati di centodestra per calmare gli animi, tra questi il vice presidente della Camera Maurizio Lupi che ha momentaneamente lasciato l’Aula e Barbara Saltamartini, anche lei ex An ma fedele al Pdl.
D’altronde anche i due ex cofondatori del Pdl, Fini e Berlusconi, non si sono degnati di uno sguardo. Quando il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è entrato nell’emiciclo di Montecitorio, il suo sguardo è stato tutto per i parlamentari del Pdl, che gli tributavano immediatamente una standing ovation. Per il presidente della Camera, invece, neanche uno sguardo. Anche quest’ultimo, però, non si è scomposto minimamente di fronte alle manifestazioni di simpatia che i deputati berlusconiani hanno rivolto al proprio leader. E quando si sono chiusi i lavori dell’aula, il presidente del Consiglio è rimasto seduto ai banchi del governo per stringere mani e parlare con i parlamentari del proprio partito. Fini, tolta la seduta, si è invece alzato e se ne è andato.
Bossi: resistiamo, niente urne. “Resistiamo”, annuncia il leader della Lega Umberto Bossi a caldo, a pochi minuti dal voto. Per Umberto Bossi che il governo sia in minoranza alla Camera non è il segnale della sconfitta, ma quello che porta la maggioranza a serrare i denti e andare avanti: “Non si va al voto ora”.
Caliendo: mai frequentato persone inaffidabili. ”Non ho mai avuto alcuna disinvoltura nei rapporti perchè non ho mai frequentato le persone sbagliate, ma solo Pasquale Lombardi che era un incensurato e che non aveva mai dato adito a sospetti”. Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, nel dirsi ”soddisfatto” del voto alla Camera che ha respinto la mozione contro di lui, ribadisce di ”non aver mai avuto rapporti con iscritti alla P2” in passato e nega di aver frequentato Flavio Carboni. ”Quando andai a casa Verdini a pranzo in settembre – spiega – non sapevo che ci fosse anche lui”.
”Continuerò a lavorare finchè avròla fiducia del Parlamento – aggiunge il sottosegretario – Ma se per ipotesi si scopre che anche solo una cosa che ho detto non è reale, allora non avrei dubbi a dimettermi. La mia verità è basata su elementi concreti”. Tre gli ”elementi concreti” citati da Caliendo a conferma della sua verita’: ”Non ho mai chiesto al ministro Alfano di avviare un’ispezione a Milano (per l’esclusione della lista Formigoni alle regionali, ndr) , tant’e’ che l’ispezione non si fece”; in secondo luogo ”non c’e’ stato mai un mio interessamento per innalzare a 78 anni l’eta’ pensionabile dei magistrati” di cui avrebbe potuto beneficiare il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone perche’ – afferma il sottosegretario – ”questa ipotesi che circolava l’ho ridicolizzata, come possono riferire anche i senatori D’Ambrosio, Della Monica e Casson”, vale a dire tutti ex magistrati ora parlamentari del Pd che ”ho citato come testi”.
E ancora: pur avendo partecipato al pranzo a casa di Denis Verdini, ”non ho mai partecipato a discussioni sul Lodo Alfano, ne’ – afferma Caliendo – fatto pressioni sui giudici costituzionali o partecipato al gioco di societa’ su quali fossero favorevoli o contrari al Lodo”.
”La mia storia personale – ripete il sottosegretario – dimostra la mia correttezza. Ho sempre detto che se i fatti fossero stati accertati non avrei avuto dubbi a prendere in considerazione qualunque decisione, comprese le dimissioni”.
E il gruppo dei finiani intanto si allarga. Il deputato Chiara Moroni, secondo quanto si e’ appreso, lascia il gruppo del Pdl per iscriversi a quello dei finiani di ‘Futuro e Liberta”. La Moroni, dopo aver annunciato la sua astensione sulla mozione contro il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, e’ salita nello studio del presidente della Camera Gianfranco Fini. Durante i lavori d’Aula è stata seduta, per tutto il tempo, accanto al nuovo capogruppo di “Futuro e libertà” Italo Bocchino.
Alfano: la P3 è un’invenzione dei giudici. “Sui principi non ci si astiene. Ci si astiene sulle leggi, ci si astiene sui provvedimenti, ma non sui principi”. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, si era rivolto indirettamente ai finiani, senza mai citarli, riallacciandosi alle parole di Silvio Berlusconi nel suo intervento alla Camera sulla mozione di sfiducia nei confronti sottosegretario Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta loggia P3. Un’inchiesta che per il Guardasigilli altro non sarebbe che una “costruzione di taluni pm e di una certa sinistra che accusa in base a quella costruzione”.
Alfano ha ribadito la linea garantista del governo e ha ammonito quanti invocano le dimissioni come atto dovuto in presenza anche solo di un’iscrizione nel registro degli indagati: “E’ una posizione pericolosa e che rischia in futuro di ritorcersi anche contro chi oggi la sostiene. Il voto sulla mozione resterà nel curriculum e ciascuno si troverà prima o poi a fare i conti con la mozione presentata e il voto espresso. Noi potremmo fare riferimento al passato, ma non lo facciamo, potremmo fare riferimento ai tanti casi in cui uomini delle istituzioni sono stati iscritti nel registro delle indagini e poi prosciolti”. E ancora: “Deve invece valere il principio che per tutti i cittadini italiani, anche i membri del governo, debba valere la presunzione di innocenza. Noi difendiamo Caliendo e con esso difendiamo un principio e un valore”.
Di Pietro: la P3 esiste ed è la fotocopia della P2. “La P3 esiste e ha gli stessi obiettivi della P2”. Antonio Di Pietro nelle dichiarazioni di votoha risposto a tono al ministro Angelino Alfano. “Caro ministro Alfano – ha affermato Di Pietro – lei ha detto che la P3 è un’invenzione, una costruzione? E che Caliendo nulla c’entra? Caro ministro Alfano, le leggo le carte, le carte della commisiione Anselmi, le carte del Piano Rinascita firmato Licio Gelli. Le legga, le confronti queste carte e vedrà che la P2 era la matrice della P3, voleva le stesse cose, aveva gli stessi obiettivi. E vedrà che quelli sono non da oggi gli obiettivi del sottosegretario Caliendo. Perciò ne chiediamo le sue dimissioni. E dopo le sue, quelle del governo”.
Casini: le elezioni anticipate sono una possibilità. Nel suo intervento il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha parlato chiaramente della possibilità di andare alle urne prima dello scadere della legislatura. “Mi permetto di fare una valutazione serena a Berlusconi – ha detto Casini – Ha due strade. La prima: affidare la risurrezione alla magia dei numeri parlamentari. La seconda: affrontare la questione politica, capendo che così si può solo tirare a campare, magari facendo qualche altro spot pubblicitario. Le elezioni anticipate sono una possibilità. ‘Ci sono novita’, come quella della nascita di un nuovo gruppo, che possono cambiare il corso della legislatura”.
Cicchitto: Caliendo è innocente. Convergenza “terzo polo” è discutibile. “Non vi daremo la testa dell’on Caliendo perché è innocente” ha detto in Aula il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto. “Siamo qui per un rito tribale, che prevede un sacrificio umano al giustizialismo, che ha sostituito altri miti fortunatamente finiti nell’89 – ha detto ancora Cicchitto – Oggi la vittima sacrificale è il sottosegretario Caliendo, colpevole di che? Di niente. Perchè ha organizzato convegni, è andato a casa Verdini, ha incrociato due volte Carboni, che però non aveva la figura di criminale quando faceva affari con Caracciolo”.
”L’occasione su cui si è soffermata la convergenza fra l’Udc, Fli, Api – ha aggiunto Cicchitto – è discutibile perchè la mozione contro Caliendo richiede un voto negativo da chiunque sia un normale garantista e tali sono certamente quasi tutti i deputati che appartengono a questi tre gruppi parlamentari. Allora l’occasione di un voto che deve esprimere la garanzia da dare ad un sottosegretario oggetto di un attacco sconsiderato e’ invece utilizzata per l’avvio di una manovra politica”.
”Questo tatticismo, però – ha proseguito – deve fare i conti con due questioni: da un lato i parlamentari del Fli hanno una rappresentanza nel governo Berlusconi e dichiarano di far parte della maggioranza, dall’altro, malgrado tutto, c’e’ un autentico bipolarismo che, nonostante errori e contraddizioni, continua a dividere nel profondo le forze politiche principali. Questo bipolarismo si ritrova anche nel voto sulla mozione contro il sottosegretario Caliendo che divide garantisti e giustizialisti. Il voto di astensione dei tre gruppi e’ reso possibile solo perche’ la posizione garantista e’ fortemente presidiata dal governo e dal voto dei parlamentari e della Lega: in caso diverso, essa sarebbe una resa ai giustizialisti”.