A proposito di Achille, ricordo che Achille Occhetto si fece fotografare nella casa al mare di Capalbio mentre baciava sua moglie, Aureliana Alberici, ed erano scatti firmati Elisabetta Catalano, mica da un fotografo qualunque, destinati ovviamente alla stampa. I comunisti rimasero shockati e Montanelli scrisse che Aureliana con un morigerato bacio pubblico sulla spiaggia di Capalbio al marito Achille “ha cambiato il costume di quella religione laica che è il comunismo”.
Intanto erano marito e moglie, non amanti, e poi Occhetto non voleva farsi pubblicità, tanto meno la sua schiva consorte, voleva solo dare un pizzico di modernità al partito comunista, che anche in fatto di sesso e relazioni personali era certamente più moralista che libertario. Ma che fossero ben altri tempi lo dimostra il fatto che Occhetto non ebbe il coraggio di rivendicare quel piccolo gesto, preferì giustificarsi affermando che era scatti rubati. Come se la Catalano fosse una Zappadu qualsiasi.
Neppure le foto di Zappadu che svelavano i riti berlusconiani nella Costa Smeralda di villa Certosa hanno suscitato troppo scandalo. Tanto meno allarme per la possibile ricattabilità di un capo di governo molto disinvolto.
Vero. Invece poi si è arrivati a Lele Mora che porta belle ragazze a casa di Berlusconi ad Arcore senza che qualcuno faccia almeno un controllo al cancello di ingresso. In Italia il problema non è il gossip, forse neppure l’uso politico del gossip.
Qual è allora il problema?
E’ la realtà, che ha surclassato il gossip. Guarda quello che è venuto fuori con Marrazzo, senza contare tutto ciò che è rimasto nell’ombra. E sul bunga bunga mi hanno intervistato il Time e l’Herald Tribune. Ma ti rendi conto? Mi spiace dover dire queste cose, magari passo per antiberlusconiana o antifiniana quando invece io sono solo una giornalista senza anti e senza pro, ma la realtà è quello che è. Mica posso far finta di niente o che la realtà sia un’altra.
Mi pare però che, come nel caso della “svolta di Ansedonia”, Novella 2000 abbia fiutato il vento in anticipo. Non a caso lei, direttore, sette anni fa ha pubblicato con Rizzoli un libro dal contenuto e dal titolo profetico: “La Repubblica delle veline”. E non si riferiva alle versioni ufficiali, chiamate in gergo “veline”, né al quotidiano Repubblica.
Sì, anche questo è vero. Nel numero del 14 maggio del 2009 ho dedicato non poche pagine alle molte “bellezze che hanno reso furiosa Veronica”, come si legge in copertina, prima che perdesse la pazienza per la minorenne Noemi. Il problema è che non si trattava solo di belle ragazze che avevano fatto uscire dai gangheri la moglie del capo del governo, ma anche di una frotta di balde giovani che il capo del governo aveva apprezzato al punto da rifilarle alla scuola politica dei ministri Franco Frattini e Renato Brunetta perché fossero messe in grado di venire candidate alle elezioni senza sfigurare ed essere elette. E’ quello che Veronica Lario ha definito “ciarpame senza pudore”, e che suo marito definiva invece “ragazze uscite dell’università”.
Da quali università erano uscite?
Passiamo alla prossima domanda.