La pubblicazione della e-mail che incastrerebbe Giancarlo Tulliani sulla proprietà della casa a Montecarlo “non è una leggerezza”.
Così Francesco Storace commenta l’ultima puntata della saga sulla proprietà di An e chiede al presidente della Camera Fini di dire “finalmente la verità”.
Tutto scritto nero su bianco. Sull’Avanti! di oggi, 2 ottobre, l’editore pubblica i documenti che ricondurrebbero il cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, alla proprietà della casa di Montecarlo.
Valter Lavitola, giovane direttore del quotidiano socialista ora d’area berlusconiana, mette in prima pagina il contenuto della posta elettronica inviata venerdì 6 agosto dal broker off-shore James Walfenzao a due fiduciari dei fondi segreti Printemps e Timara. Una mail in cui Walfenzao spiega che in Italia c’è interesse e scontro politico intorno al caso di una abitazione acquistata dalle due compagnie e parla della ‘sorella del cliente’ con riferimento, secondo i giornali che oggi la riportano, ad Elisabetta Tulliani.
Lo stesso contenuto è stato pubblicato da altri quotidiani, come Il Giornale, sempre in prima, ma anche, fra gli altri, Libero, Repubblica e Stampa.
Nella mail, che ha per oggetto ‘Timara + Printemps’, Walfenzao scrive: “Queste due società stanno attirando l’attenzione della stampa italiana. A quanto ci risulta (prima non lo sapevamo) c’è una connessione politica che sta dando vita ad una battaglia-scandalo ora che Berlusconi e Fini (precedentemente alleati politici) sono in lotta tra loro. La sorella del cliente sembra avere uno stretto legame con uno dei due politici coinvolti”.
Poi Walfenzao spiega: “Le compagnie sono state usate per acquistare un piccolo appartamento a Montecarlo. Il prezzo ci sembrava basso e siamo andati da un notaio a verificare. Lui ci ha spiegato il motivo del prezzo (fra l’altro le cattive condizioni, ndr.); ci ha detto di essere soddisfatto dell’offerta…”.
Infine Walfenzao, sicuro di ‘non aver fatto alcunche’ di sbagliato’, scrive: “Potreste essere avvicinati da giornalisti, suggerisco di non rispondere”. E conclude: “Vogliamo sentire dal nostro cliente cosa ha da dire”.