Silvio Berlusconi incassa con soddisfazione le notizie che arrivano da Santa Lucia. La conferma arrivata dall’isola caraibica dell’autenticita’ della lettera secondo cui il proprietario della casa di Montecarlo e’ il cognato di Gianfranco Fini gli fanno tirare un sospiro di sollievo. Ora pero’, sottolinea Berlusconi con i fedelissimi, qualcuno mi dovra’ chiedere scusa. Quel qualcuno, nella mente del Cavaliere, sono i finiani che lo hanno accusato di ‘dossieraggio’, Italo Bocchino in testa.
E cosi’ il suo compiacimento si trasforma in un monito: ora basta con queste accuse ridicole contro di me, altrimenti i toni si alzeranno con conseguenze che possono minare definitivamente la legislatura. ”E’ tutto nelle mani di Fini”, spiega un dirigente del Pdl che ha trascorso diverse ore con il premier. Se nel videomessaggio, aggiunge, insistera’ nelle sue accuse contro il premier sara’ difficile impedire a Berlusconi di alzare anche lui i toni”. Gli occhi del Pdl sono dunque puntati sul presidente della Camera. La convinzione nell’entourage del premier infatti e’ che cio’ che dira’ influenzera’ non poco il discorso del 29 del presidente del Consiglio.
”Berlusconi deve decidere cosa vuole: salvare la legislatura o proseguire nella guerra con Fini, perche’ una cosa esclude l’altra”, spiega un altro dirigente del partito. ”Con Fini – spiega un ministro – la storia ormai e’ definitivamente finita, il problema e’ capire se sia possibile siglare una tregua che permetta ad entrambi di evitare il voto”. Ma per rimettere nella fondina le pistole serve la volonta’, da parte di entrambi. E sul fronte del Cavaliere, spesso, la realpolitik lascia il posto alle emozioni. Come dimostra la giornata del premier. Berlusconi arriva a palazzo Chigi dove presiede un Consiglio dei ministri lampo. Nei venticinque minuti di riunione, assicurano i presenti, non apre praticamente bocca.
”Era nero di umore”, assicura uno di loro. Poi si chiude in una stanza con alcuni ministri. Commenta brevemente la puntata di Annozero e subito i toni tornano alti: stigmatizza con vari epiteti la performance di Italo Bocchino, critica l’assenza di contraddittorio, la faziosita’ della conduzione e ribadisce che considera uno scandalo che una trasmissione del genere sia pagata con i soldi pubblici. Cose gia’ dette pubblicamente, ma che forse avrebbe voluto dire lui stesso intervenendo telefonicamente al salotto di Michele Santoro. E nella maggioranza si racconta che proprio per evitare questo pericolo sono andati a cena da lui Angelino Alfano, Paolo Bonaiuti, Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi. Il Cavaliere non parla solo di tv, ma anche del discorso che fara’ mercoledi’ prossimo. I ministri competenti gli hanno consegnato dei memo su Sud, federalismo, fisco, sicurezza e giustizia.
”Ormai i cinque punti sono pronti, ma mancano l’apertura e la chiusura”, rivela un ministro. Ed e’ quello che preoccupa le colombe che ormai quotidianamente cercano di non lasciare mai solo il premier per evitare che nell’intervento trovino spazio attacchi frontali al leader di An, che rischierebbero di avere conseguenze sul prosieguo della legislatura. Il problema, spiega un esponente di rilievo del Pdl, e’ che ”da qui al 29 puo’ cambiare tutto”. Ma soprattutto, gli fa eco un ministro, ”se non si abbassano i toni e’ inutile raggiungere i 316 voti, perche’ non e’ che possiamo governare con 3 o 4 voti in piu’ per tre anni”.
L’autosufficienza dai finiani e’ una soglia psicologica, un paracadute di emergenza da usare per alcuni provvedimenti per evitare l’ostruzionismo di Fli; non certo una soluzione duratura. E in questo contesto che arriva la novita’ del videomessaggio di Fini, in cui il presidente della Camera dira’ la sua verita’. Se l’ex leader di An dovesse accusare apertamente il premier di essere il regista della campagna contro di lui, beh sarebbe difficile frenare Berlusconi in Aula. E addio discorso alto, teso ad unire e a convincere i moderati.