La questione della vendita della casa di Montecarlo, con relativa polemica su Gianfranco Fini e il cognato Giancarlo Tulliani, è definitivamente chiusa. Non solo dal punto di vista penale, dopo la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma, ma anche da quello civile. Lo scrive ‘Il Giornale’ che spiega nei dettagli il perché di questa affermazione.
Tutto gira intorno al fatto, spiega il quotidiano di Sallusti, che il palazzetto in boulevard princess Charlotte venne venduto nel 2008 da An alla società offshore, con sede a Santa Lucia, Printemps e poi dopo poco da questa rivenduto a un’altra offshore, sempre di Santa Lucia, la Timara. Il punto, documenta ‘Il Giornale’, è che seppure eventuali creditori di An si volessero rivalere su quel palazzetto, facendoselo consegnare, non potrebbero farlo perché ora quella casa è di una società che può, davanti a un giudice, facilmente dichiararsi “terza in buona fede”. E quindi inattaccabile.
Immaginiamo un creditore di An che vuole recuperare ciò che gli è dovuto. Magari uno degli ex An ora confluiti nel Pdl e delusi dalla gestione del partito. Tenta di farsi rivalsa su un bene immobile, come è la casa di Montecarlo. Allora va a chiederlo alla società che comprò quel palazzetto. E arriva all’indirizzo della Timara. Si apre un processo e i giudici potrebbero anche dichiarare inefficace la vendita dell’appartamento, che tornerebbe ad An. Però la Timara potrebbe giocare la carta del “terzo in buona fede” ed essere, così, inattaccabile. “E così – chiosa ‘Il Giornale’, che su questa storia ha improntato una violenta campagna stampa – la partita finisce ancora prima di cominciare”.