A un giorno dalla notizia sulla “congruità” del valore della casa di Montecarlo al 1999 quando entrò nel patrimonio di An a seguito di una eredità, “Il Giornale” e “Libero” titolano all’unisono: “Vogliono insabbiare la casa di Fini”. Chi vuole insabbiare? Per i due quotidiani non ci sono dubbi: i finiani. Urlano come fosse un miracolo alla notizia che però, sottolineano i due giornali, positiva non lo è affatto. Ma soprattutto vogliono mettere a tacere questa storia e sperano nell’archiviazione. Ma non sono solo i finiani “di parte”. In particolare il quotidiano diretto da Alessadro Sallusti avanza il dubbio che la procura di Roma, per prima, sia quantomeno “morbida” nel trattare la faccenda.
Punto primo su cui si soffermano entrambi i quotidiani: perché, si chiedono Il Giornale e Libero, sia i finiani che lo stesso presidente della Camera hanno esultato ieri? La notizia che è arrivata da Montecarlo, in un’informativa richiesta dalla procura di Roma, è che il valore catastale (che è inferiore a quello commerciale) dell’immobile “era congruo” al momento del passaggio di proprietà dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza nazionale. Ovvero al 1999. Un valore allora conteggiato per 300 mila euro. Ma, sottolineano i due quotidiani, cosa c’è da esultare? Si è solo detto che nel 1999 quella casa aveva un valore catastale di 300 mila euro. Semmai, dicono Il Giornale e Libero, i finiani avrebbero dovuto accogliere la notizia con rammarico perché non si capisce come sia possibile che quell’immobile monegasco sia stato venduto ben nove anni dopo allo stesso identico prezzo. Tenendo conto, invece, che tra il ’99 e il 2009 il valore medio degli immobili a Montecarlo è cresciuto del 478%. Tutti, sembra, tranne quello venduto da An nel 2008 e affittato al cognato di Fini, Giancarlo Tulliani.
Punto secondo del teorema di Giornale e Libero è una certa “disponibilità” della procura di Roma nei confronti di Gianfranco Fini. E’ il Giornale, in particolare, a portare avanti questa teoria. Prima di tutto sottolinea che la procura si è fatta inviare da Montecarlo “una sorta di tabella, con il valore immobiliare medio di appartamenti comparabili a quello di boulevard Princesse Charlotte, 14. E quello schema – si legge sul Giornale – che riporta i valori e gli incrementi negli anni, sarebbe nelle cento pagine giunte due giorni fa a Roma. Lo avrebbe redatto l’ufficio monegasco preposto a registrare tutti i rogiti di compravendita immobiliare. E sì, ivalori desumibili sarebbero difformi dal prezzo a cui An ha venduto. Di quanto, però, nessuno vuol dirlo. Chissà perché… Mentre la notizia che interessa alla procura resta dunque confinata in quel fascicolo, che procuratore capo e pm hanno spedito all’ufficio traduzioni, è l’implicito “placet” fiscale del ’99 a mandare in tilt le solerti agenzie di stampa”.
Quindi, secondo il Giornale, la notizia che potrebbe portare a una svolta nelle indagini sull’affaire Fini-Tulliani sarebbe lì, a piena disposizione dei magistrati. Che, però, almeno per il momento non l’avrebbero nemmeno presa in considerazione. Tanto che il Giornale poi aggiunge: “Al di là degli auspici finiani e dei timori storaciani, in effetti come detto le modalità scelte dai magistrati romani per questa indagine sembrano quantomeno insolite. E addirittura inspiegabile appare la decisione di non convocare Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini, non solo affittuario dell’appartamento, ma indicato come proprietario di fatto delle società offshore che hanno comprato da An (e quindi proprietario anche della casa) secondo una lettera del governo di Saint Lucia”.